di Gabriella Cerami
Parte per Bruxelles e non tornerà da Bruxelles con in mano l'accordo europeo contro il caro bollette. Il messaggio che Giorgia Meloni vuole mandare attraverso il suo viaggio di debutto in Europa, in programma per giovedì, è un altro: quello di un dialogo che comincia tra l'Italia, rappresentata da un premier legittimato dal voto popolare, e l'Ue verso la quale la leader di Fratelli d'Italia si relaziona senza alcuna ostilità e senza alcuna subalternità.
Il calendario degli incontri è volutamente intenso. Si inizia con la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, già conosciuta a luglio a Strasburgo e lei più volte ha salutato positivamente l'avvento di Meloni a Palazzo Chigi, poi è in programma un colloquio con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e infine con il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. In un solo pomeriggio il premier italiano vede i vertici istituzionali Ue. E non è un caso, piuttosto l'intenzione è avvertire platealmente – così viene fatto notare da fonti di governo - chi immaginava scontri tra l'Italia e l'Europa che invece "è in carica un governo che dialoga e che lavora in un quadro condiviso con i vertici comunitari".
Naturalmente si parlerà di tutto, dal caro energia, che non è risolvibile unicamente attraverso questo viaggio, al Pnrr e alla questione dei migranti. Ma, secondo Meloni, è al senso politico complessivo di questa trasferta che bisogna guardare: un nuovo protagonismo internazionale dell'Italia nel quale l'europeismo è un ingrediente fondamentale sennò Meloni non esordiva proprio scegliendo Bruxelles come sede della prima uscita da capo del governo.
Ma inevitabilmente il viaggio del presidente del Consiglio a Bruxelles toccherà un problema che solo in un quadro comunitario può essere risolto: il caro bollette. La premier ha tenuto il primo Consiglio dei ministri sul triplo tema del decreto anti rave party, dell'ergastolo ostativo e del Covid, proprio perché aspettava sulla questione delle questioni, ossia l'impennata dei costi energetici, gli incontri di giovedì.
L'approccio con cui Meloni si presenta sul grande palcoscenico Ue dove nessuno vuole scatenarle contro una guerra preventiva ma dove gli occhi puntati su di lei sono apertissimi è questo: "Non è che passo da Orban a viva l'Europa. Ma il viaggio è sicuramente l'occasione per dimostrare che non siamo un pericolo né degli sfasciatori. Siamo l'Italia". Questa è la prima uscita internazionale da quando la leader di Fratelli d'Italia ha vinto le elezioni. Non ha affatto intenzioni belligeranti. Anzi, sulla linea del governo Draghi ha l'obiettivo di coinvolgere l'Europa in una strategia comune contro i rincari energetici.
Non è piaciuto affatto a Meloni la strategia poco europeista della Germania che in materia energetica ha deciso di fare da sola. Da questo punto di vista l'asse con Macron, il primo capo di Stato straniero che il premier ha incontrato durante la visita dell'inquilino dell'Eliseo a Roma per il convegno della comunità di Sant'Egidio, potrebbe essere un buon inizio e come la leader di FdI ha detto nel libro di Bruno Vespa: "Lealtà con Macron ma stop alle predazioni".
L'emozione di Meloni in visita nella Capitale Ue è un'emozione fredda e molto politica, legata a una novità così sintetizzata a SkyTg24 dal ministro degli Affari europei Raffaele Fitto, che è un po' l'architetto dalla costruzione del rapporto tra la leader FdI e l'Europa: "L'Italia è rappresentata in Europa da un governo eletto dopo dieci anni. Questo dà più forza al confronto che deve essere propositivo dando rispetto e chiedendo rispetto".
Giovedì sarà l'inizio di un percorso, per poi aprire i vari tavoli. Il caro bollette è la prima questione che bisognerà affrontare. Meloni è convinta che per ridurre i costi energetici bisogna combattere la speculazione dando a livello Ue risposte unitarie. E già così, a suo dire, si controlla il prezzo del gas, ma non basta: "Bisogna recuperare risorse in un confronto con la commissione Ue", questa la linea di Palazzo Chigi. Il buon rapporto con la presidente del Parlamento Ue, la popolare Metsola, viene considerato il viatico che serve. "Meloni – ha detto infatti Metsola – recandosi a Bruxelles come prima visita all'estero fa un'ottima scelta". Il premier lo sa bene e sa soprattutto che la partita fuori casa, ovvero sulla scena internazionale, si preannuncia forse più difficile e più insidiosa di quella domestica.