di Silvana Mangione
"Shattered Madonnas" è il titolo confermato da ILICA – Italian Language Inter-Cultural Alliance a una tavola rotonda che si è tenuta il 2 novembre al John D. Calandra Institute per gli studi italoamericani della City University of New York, con il contributo della NOIAW – la National Organization of Italian American Women. Il tema del simposio era l'analisi degli effetti della violenza domestica sulla vita delle donne in Italia e negli Stati Uniti. Shattered Madonnas è una definizione intraducibile in italiano con due sole parole. Richiede una spiegazione. La cultura materiale della nostra diaspora in USA registra la presenza di altarini dei santi in molte case degli emigrati. Una statuetta della Madonna non manca mai, perché la devozione alla Madre di Gesù è la più sentita.
Il culto della verginità di Maria, nel corso dei secoli, ha determinato e imposto anche i comportamenti delle donne all'interno delle famiglie, quella d'origine e quella acquisita con il matrimonio. La condotta e l'atteggiamento delle donne sono stati codificati nel tempo, non soltanto dalla Chiesa Cattolica, ma anche dalle altre religioni maggiori, come protezione della verginità prima del matrimonio e totale obbedienza alle regole imposte da padri, fratelli e mariti, al di là e al di sopra del libero arbitrio di ogni essere umano, anche di sesso femminile. Nel corso dei secoli questo ha portato al progressivo annullamento della libertà delle donne e, malgrado i passi avanti compiuti nel Novecento, ancora adesso esiste e si impone una cultura maschilista (non maschile, che è ben altra cosa, intendiamoci) del possesso e dell'imposizione di costrizioni familiari inaccettabili, che possono condurre fino alla violenza fisica e al cosiddetto femminicidio. Questo stesso termine costituisce la definizione politicamente corretta di un assassinio, perpetrato da chi ha il dovere di onorare e proteggere la figlia o la sorella o la "donna della sua vita", giustificato nella mente malata dell'assassino dalle presunte mancanze o infrazioni al codice restrittivo della personalità femminile.
Ecco che la "madonna con l'emme minuscola" della famiglia viene shattered: fatta a pezzi, mandata in frantumi, come una statuetta di porcellana della Madonna, caduta dall'altarino familiare. Le radici di queste aberrazioni precedono di secoli l'adozione e l'applicazione dei principi e dei dettami della Chiesa Cattolica. Il mondo antico era ginecocratico. Il miracolo della vita, di cui si credevano uniche depositarie le donne, si era tradotto in forme di matriarcato delle prime comunità organizzate. Secondo lo svizzero Johann Jacob Bachofen, filologo ottocentesco, esegeta dei classici greci, il passaggio dal matriarcato al patriarcato è narrato nelle Eumenidi da Eschilo, che descrive il giudizio popolare di Oreste, assassino della madre Clitennestra, che a sua volta aveva ucciso il marito Agamennone. Gli uomini votano a favore dell'assoluzione di Oreste, le donne contro.
La parità viene superata dall'arrivo della dea Atena, che butta la sua spada sul piatto della bilancia a favore di Oreste. Atena, però, è nata dal cervello di Giove, un dio, un uomo-dio, che nega alla donna perfino la sua caratteristica naturale di madre. Delle violenze fisiche sulle donne prendiamo atto ogni giorno con dolore. Anche questo aspetto della brutalità è stato evidenziato nel corso del simposio, che ha suggerito – come strumento principale per il futuro superamento dei deliri di superiorità machista e le convinzioni di possesso assoluto – il cominciare a insegnare ai bambini, fin dalla più tenera età, il rispetto reciproco. Non si parla invece abbastanza del trattamento della donna da parte della giustizia nel caso dei divorzi, sia in USA che in Italia, in particolare quando si tratta di matrimoni misti.
Ritardi, scarsa protezione, restrizioni nell'attribuzione della cura dei figli e concessione di irrisori alimenti a carico perfino di mariti molto facoltosi sono soltanto alcuni esempi degli orrori contenuti in troppe sentenze. Una cara amica italiana, che aveva conseguito un dottorato di ricerca, ha accettato una causa di divorzio consensuale nei confronti di un marito americano, violento dal punto di vista sia morale che materiale. Malgrado non avesse chiesto sostegno finanziario si è sentita dire dal giudice: "Sei italiana, sei giovane e forte, puoi benissimo guadagnarti da vivere come donna di servizio". Non commento, perché, in questo caso, alla discriminazione femminile si è aggiunta quella etnica, altrettanto insopportabile. Forse è bene elencare alcuni fatti che non tutti conoscono o ricordano.
La legge 555 del 1912 stabiliva che la cittadinanza può essere attribuita soltanto per via di padre. Con buona pace del detto latino mater semper certa e della civiltà ebraica che riconosce lo status di "ebreo" soltanto per via materna. Solo con l'entrata in vigore della Costituzione italiana, il primo gennaio del 1948, le donne hanno potuto a loro volta trasmettere la cittadinanza ai figli, in virtù dell'articolo 3, che sancisce la parità uomo – donna. Negli USA il problema non si pone, perché la cittadinanza si acquista jure soli, nascendo sul territorio americano. Ma la Costituzione statunitense non prevede, a tutt'oggi, il diritto alla parità e alle pari opportunità. 4
L'ultimo tentativo di far approvare questa aggiunta alla legge fondamentale del Paese fu sconfitto negli anni '70, perché la maggior parte degli Stati meridionali della cosiddetta Cintura della Bibbia negarono o ritrassero il loro assenso. Le donne a stelle e strisce hanno cominciato a votare nel 1926, le italiane nel 1946. Ma la lotta per entrare in certe carriere, a esempio in quella militare, è stata lunga e durissima da ambedue le parti dell'Atlantico. Nel suo bell'intervento, Ilaria Marra ha scritto: "Spero che molte altre tavole rotonde seguiranno questo primo incontro, per approfondire le ragioni per cui le Democrazie Occidentali possono migliorare il loro trattamento delle donne e il modo in cui sono rispettate o meno nel XXI secolo, nel cosiddetto Mondo Moderno".