ROMA – Con oltre 5.600 casi di positività al Covid-19 registrati ieri, la Cina fa un salto indietro nel tempo di ben sei mesi. Bisogna tornare al 2 maggio scorso, infatti, per ritrovare numeri così alti. I focolai nel paese sembrano essere sempre più estesi, soprattutto nel sud, dove ci sono importanti centri manifatturieri, e la Commissione sanitaria nazionale ha ribadito la volontà di attenersi a un regime di 'tolleranza zero' contro il virus protraendo le misure di contenimento. Uno scenario che fa fare un balzo indietro nel tempo anche al nostro paese, un balzo di quasi 3 anni, riportando alla mente l'immagine del Grand Hotel Palatino, a Roma, da dove la pandemia ha iniziato a essere raccontata. E' in questo albergo che soggiornava la coppia di turisti cinesi poi risultati positivi al Coronavirus. I primi due casi in Italia. Una stanza sigillata e un'auto della polizia ferma davanti al Grand Hotel sono le immagini che hanno azzerato in un attimo la distanza tra il nostro paese e Pechino. Ora i dati sul picco di contagi in Cina tornano a far scattare l' allarmare, almeno nell'immaginario collettivo. E ci si chiede: ma oggi quanto è vicina Pechino?
Una suggestione sulla quale rassicura il virologo Fabrizio Pregliasco. "In Cina hanno vaccinato poco e male", dice l'esperto per spiegare come mai il paese registri di nuovo numeri così importanti. "In Cina hanno utilizzato un vaccino che, per quanto se ne sa, non è molto efficace e poi- continua- non hanno protetto gli anziani ma hanno fatto la scelta di dedicare il vaccino alle persone in età lavorativa, ossia 'chi produce'".
Inoltre "la politica adottata dai cinesi è stata quella dell'impossibile ricerca dell'opzione zero, un obiettivo irragiungibile viste le caratteristiche di questo virus che con le varianti è diventato sempre più contagioso. Ma- aggiunge il virologo- anche un po' più benevolo determinando un certo numero di casi asintomatici che quindi, non essendo facilmente individuabili, sono serviti al virus per creare dei focali".
EFFETTO LOCKDOWN
"I continui lockdown adottati in Cina poi- continua Pregliasco- hanno ridotto l'esposizione delle persone al virus, dunque in molti non lo hanno mai incontrato e sono ancora suscettibili. È come se fossero rimasti indietro con l'orologio. Tutto questo crea problemi di 'rigurgito' dei contagi".
Problemi che, però, non ci devono spaventare. "Nel nostro Paese, così come in altre parti d'Europa, abbiamo adottato una politica di mitigazione, ossia provvedimenti che avevano l'obiettivo di ridurre la velocità della diffusione del virus- spiega ancora il virologo- per questo oggi ci troviamo meglio rispetto alla Cina: da noi molte persone si sono ammalate e molte si sono vaccinate e questo ha portato a una riduzione degli effetti più pesanti della malattia. Oggi noi riusciamo a governare il virus. La previsione è che ne avremo ancora una presenza con andamenti a onde come quelle di un sasso dello stagno, ma il virus avrà sempre meno impatto. Evolutivamente, infatti, vengono selezionati i virus meno cattivi perché si fanno vedere meno e sono più contagiosi, è quello che si sta verificando col Covid: continua diffusione ma con minore impatto. Andiamo– conclude Pregliasco- verso una situazione di convivenza e tolleranza del Covid, anche emozionale".