di Franco Esposito
In forza del chiaro responso elettorale, cosiddetta espressione della volontà degli italiani, il Tg1 è un abbraccio costante e forte con Giorgia Meloni. Le mani delle neo premier sulla trasmissione ammiraglia della Rai. Dove è in atto una prima resa dei conti, orientata chiaramente in direzione Fratelli d'Italia. Disegnato dalle elezioni partito di maggioranza, in Rai si sta adoperando per affiancare un direttore generale all'amministratore delegato Carlo Fuertes. L'idea primaria, ad onor del vero, era quella di rimuoverlo, Fuertes, e anche in maniera brusca.
Il progetto sembrava acquisire certezza di realizzazione in virtù del possibile trasferimento di Fuertes alla Scala di Milano. Doveva accadere in primavera, giusto in tempo per prendere il posto del sovrintendnete francese Dominique Meyer. Prima della scadenza naturale del mandato, nel 2025. Si è opposto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, vanificando le manovre del centrodestra. Potrebbe riprovarci Gennaro Sangiuliano, neo ministro della Cultura. Necessita però un'azione di forza.
Sfumato il trasloco, Giorgia Meloni ha indicato in Gianpaolo Rossi la persona ideale da affiancare all'amministratore delegato. La figura che in Rai fu di Alberto Matassino all'epoca di Fabrizio Salini. Quello del direttore generale è il nodo da sciogliere che rende inquieti i nuovi occasionali padroni della struttura statale di via Mazzini. Iniziato da poco, l'assalto alla diligenza viene annunciato prossimo alla conclusione. Nero sarà il colore dominante, non il bianco, il rosso e il verde della bandiera italiana.
Il va e viene è l'esercizio prevalente in Rai, in questi tempi di evidente dominio di Giorgia Meloni. In questa ottica Francesco Giorgino sembra candidato alla massima poltrona del Tg1, Dovesse accadere realmente (la cosa viene data per certa ormai), il giornalista tornerebbe da vincitore proprio dove aveva sofferto forti frizioni. Monica Maggioni, attuale direttrice del Tg1, non darebbe in smanie, interessata com'è a "un progetto articolato e trasversale a cavallo tra i generi".
In mezzo al vento di FdI, l'ad Fuertes vive in precario equilibrio. Pesa infatti la riforma dei generi dai lui firmata, confusa e mal guidata. Il risultato? La perdita d'identità di Rai3, senza che sia riuscito a risollevare Rai2. Si salva solo Rai1, grazie a trasmissioni che sembrano pervenire da un altro secolo. "Tale e quale show" e "Ballando con le stelle", nonostante l'evidente deprimente deriva reality. Denuncia schricchioli visibili a occhio nudo anche la fiction. Il cavallo di battaglia Rai è in piena rottura.
Di chi la colpa? L'anarchia è il dato più evidente, accoppiata con sonnolenza, fragile coerenza editoriale. E come se non bastasse l'atmosfera prespiale, i conduttori litigano in diretta. Quindi, programmi rinviati senza motivazione, sfori, i sindacati non coesi anche se perentori. Prendiamo il caso di Francesca Fagnani, rinunciataria alla serata del giovedì con le sue "Belve". Il motivo? Non ritiene adeguato il traino che le viene da Ilaria D'Amico con "Che c'è di nuovo", in chiara crisi d'ascolti.
Basterà la nomina di Rossi a placare appetiti e animi? Fratelli d'Italia medita intanto di portare a compimento la sua vendetta. Memore di quando in Rai tutti suoi uomini furono estromessi dal CdA. Potrebbe funzionare il "modello Matassino", a condizione però che Fuertes accetti di essere affiancato da una figura come Rossi. Il potenziale direttore generale capisci di tv molto di più dell'attuale amministratore delegato. Il meloniano di ferro sarebbe poi la testa di ponte di Palazzo Chigi in Rai. E se Fuertes dovesse decidere di dimettersi? L'ipotesi viene ritenuta molto poco probabile, se non addirttura inesistente, all'interno della Rai. Prevale l'idea di un avvicendamento morbido tra un anno e mezzo. Il tempo per consentire a Fuertes una collocazione futura fuori dalla Rai.
Fratelli d'Italia si è appropriata della governance Rai. Il melonismo già dilagante non solo nel Tg1, già tracima nel Tg2 e a Rainews. Gli esempi a beneficio di tutti: le notizia sui migranti di questi giorni ridotte a brevi collegamenti e collocate molto indietro in scaletta; nessuna polemica su rave, contanti facili, armi: recepito in pieno il messaggio contenuto nel discorso d'insediamento del premier al femminile. Non disturbare il manovratore, ovvero chi vuole fare.
In ottica equilibrio dei generi, sono in forte rialzo le quotazioni di Angela Mariella della Lega alla direzione del Tg2. Una donna al comando e gli equilibri sarebbero salvi. Mariella è al vertice di Isoradio dal 2020 e in precednza ha occupato la poltrona di vice direttore di Rai Radio1. A Isoradio potrebbe andare Giuseppe Carboni, ex direttore del Tg1, in forza al Movimento Cinque Stelle. In rialzo anche le quotazioni di Andrea Ruggeri, giornalista ed ex deputato di Forza Italia. Come pure Paolo Petrecca, numero uno di Rainews. E se Forza Italia dovesse imputarsi, minacciando scenate? In questo caso sarebbe pronto Antono Preziosi da Rai Parlamento. Viene data per certa la riconferma di Mario Orfeo alla guida del Tg3.
I generi in Rai sono un capitolo a parte. Andrea Di Bella andrà in pensione. L'approfodimento verrebbe affidato al suo vice, Paolo Corsini. Anche Giuseppina Paterniti è sulla via della pensione. Per la successione già si litiga. Ma i bisticci in Rai ormai non fanno più notizia.