Allarme caminetto per costo e inquinamento: con l'inverno oramai alle porte gli italiani si preparano ad accendere termosifoni e utilizzare stufe e camini, andando incontro ad una inevitabile stangata determinata dal forte aumento dei prezzi di tutti i combustili usati per il riscaldamento domestico. Lo spiega il Codacons, che ha realizzato un'indagine per capire quanto costerà nei mesi invernali riscaldare un appartamento a seconda del tipo di impianto utilizzato.
Riscaldamento, in aumento vendite stufe
L'andamento delle tariffe energetiche ha spinto sempre più famiglie, in Italia come in Europa, a ricorrere a fonti alternative al gas nel tentativo di risparmiare sulle bollette: non a caso gli ultimi dati registrati da AIEL vedono, solo nei primi 5 mesi del 2022, un aumento delle vendite di stufe del 28% rispetto allo stesso periodo del 2021.
In Italia – secondo i dati diffusi dal Codacons – si contano oltre 8,3 milioni di stufe e caminetti, di cui il 24,2% a pellet e il restante 75,8% a legna. Un dato che inevitabilmente porta ad una maggiore domanda di pellet e legna da ardere, con effetti diretti sui prezzi al dettaglio di tali combustili, i cui listini risentono anche della guerra in Ucraina e delle minori importazioni dall'estero.
Rincari per legna, pellet e bioetanolo
Non a caso l'indagine del Codacons rileva per il pellet prezzi in aumento del 175% rispetto allo scorso anno, con un sacchetto da 15 kg che passa da una media di 4,35 euro del 2021 agli attuali 12 euro. Il costo della legna da ardere sale da una media di 167 euro a tonnellata del 2021 agli odierni 240 euro, con un incremento del +43,7%, mentre il prezzo del bioetanolo per camini e bruciatori aumenta del 57%. Un litro di gasolio per il riscaldamento passa da 1,398 euro al litro del novembre 2021 agli attuali 1,849 euro, con un incremento del +32%. Rincari che si trasferiscono in modo diretto sui costi che le famiglie dovranno sostenere per riscaldare le proprie case nei mesi invernali.
Ipotizzando un appartamento da 100 mq, l'indagine del Codacons evidenzia come oggi servano in media 2.145 euro per riscaldare una casa ricorrendo al pellet, 1.800 euro se si dispone di impianto a gasolio, 1.180 euro circa per una caldaia alimentata da gas naturale e solo 750 euro per la legna, che nonostante gli aumenti rimane il combustibile più economico.
Scatta l'allarme inquinamento
E proprio sul fronte di stufe e caminetti, Sima (Società Italiana di Medicina Ambientale) lancia oggi l'allarme inquinamento: "Stufe, camini, legna e pellet determinano una crescita dei livelli di inquinamento atmosferico, con danni sul fronte della qualità dell'aria anche all'interno delle case e ripercussioni sulla salute pubblica – spiega il presidente Alessandro Miani – Basti pensare che in Italia i camini aperti tradizionali rilasciano ogni anno 3.679 tonnellate di PM10 in atmosfera, 2.401 tonnellate quelli chiusi. Le stufe a legna, invece, immettono 2.651 tonnellate di PM10. Per ogni Giga Joule bruciato, un caminetto aperto rilascia nell'atmosfera 860 grammi di PM10; poco meno della metà una stufa a legna (480 grammi), mentre il caminetto chiuso ne emette 380 grammi. Una stufa a pellet rilascia in media 76 grammi di PM10 per ogni Giga Joule bruciato, numeri nettamente superiori al gasolio (5 grammi) e al metano (0,2 grammi).
Il maggior ricorso a stufe e camini provocherà il prossimo inverno un proporzionale incremento delle polveri sottili immesse in atmosfera, con ripercussioni sia sull'inquinamento dell'aria indoor – anche attraverso l'emissione di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), sostanze cancerogene che si liberano dalla combustione della legna nei camini aperti delle nostre case – sia su quella outdoor e, quindi, sulla salute pubblica, con effetti indiretti negativi sulla spesa sanitaria nazionale" – conclude Miani.