di Livia Pavccarié
Nulla intacca la loro determinazione. Dopo essere stata protagonista di una crisi diplomatica e aver atteso per tre settimane in mare per un porto dove attraccare, l'Ong Sos Méditerranée ha annunciato l'intenzione di ripartire "molto presto" a bordo della sua Ocean Viking, ora a Marsiglia per cambio equipaggio e rifornimento. Open Arms ha in programma di partire con la prossima missione ai primi di dicembre, Sea Watch ha appena varato una nuova nave, Medici Senza Frontiere farà ripartire Geo Barents tra qualche giorno. "Finché ci saranno persone che annegano, andremo a salvarle", conferma all'HuffPost Maurizio Debanne da Msf. Nulla, né gli ostacoli politici, né le accuse di essere "taxi del mare" - e ora dei "centri sociali galeggianti" - sembra impedire loro di portare a termine una missione: salvare vite in mare. Le ong vantano una flotta corposa, una "flotta civile", che solca il Mediterraneo, non più Mare Nostrum ma cimitero di migranti tra l'Africa e l'Europa, che solo quest'anno ha già registrato 1.350 morti. E che riesce a trarre in salvo solo una minoranza delle persone che provano a raggiungere l'Europa, in percentuale, stando ai dati rilasciati dal ministero dell'Interno, appena il 10% del totale. Dopo gli eventi degli ultimi giorni, sono in particolare quattro le organizzazioni non governative al centro dell'attenzione, tutte pronte a salpare di nuovo.
Medici Senza Frontiere con la Geo Barents, nave di ricerca e soccorso battente bandiera norvegese messa in acqua a giugno 2021. Ora la nave è ad Augusta per cambio equipaggio e rifornimento, "ci vorranno un paio di giorni e la nave ripartirà", assicura Debanne. Geo Barents è uscita dai cantieri navali nel 2007 e ha operato come nave per analisi geologiche prima di essere noleggiata da Msf e adeguata alle attività soccorso. Lunga 77 metri, ospita una clinica, una stanza ostetrica e una per le visite mediche. La nave è dotata di due gommoni veloci e ha a bordo 20 operatori di Msf e 12 persone per l'equipaggio marittimo.
L'Ong Sos Méditerranée, network europeo composto da associazioni in Italia, Germania, Francia e Svizzera è in azione con la Ocean Viking, battente bandiera norvegese. La nave dovrebbe ripartire tra un paio di settimane, dice all'HuffPost Francesco Creazzo, "a causa di lavori di manutenzione", previsti da un anno, ci tiene a specificare: "Non tergiversiamo affatto per il clima politico, abbiamo programmato questi interventi da tempo". Le idee sono chiare: "Almeno fino a che gli stati non ripristineranno un sistema di ricerca e salvataggio che salvaguardi le vite umane noi non ci fermeremo". Al centro della cronaca della settimana scorsa la nave Rise Above, gestita dall'Ong Mission Lifeline, battente bandiera tedesca, ora nel porto di Licata e pronta a ripartire, e sempre tedesca la Ong Sos Humanity, con la nave Humanity1, ferma in Spagna, che conferma i preparativi per la prossima operazione di soccorso.
Ma nelle prossime settimane i soccorsi nel Mediterraneo vedranno anche l'arrivo delle navi delle Ong Open Arms e Sea Watch. La prima, spagnola, dal 2016 ha operato nel Mediterraneo centrale con la nave omonima, un rimorchiatore rimodellato e trasformato in nave da soccorso. Da questa estate c'è anche Open Arms Uno, la nuova nave ammiraglia, battente bandiera spagnola, lunga 66 metri, larga 15 e quattro volte più grande rispetto al rimorchiatore, ha 31 posti per l'equipaggio e un ospedale con 26 posti letto. Dispone di un ponte di 353 metri quadrati, dove può atterrare un elicottero in caso di evacuazione. Permette di ospitare circa 300 persone, e in caso di emergenza la capienza può arrivare fino a mille. Adesso la nave è a Barcellona e ha in programma di partire con la prossima missione ai primi di dicembre. Sea Watch, ong tedesca, ha la nave Sea-Watch 3 sottoposta a fermo amministrativo a Reggio Calabria dal 21 settembre scorso dalle autorità italiane. La ong ha risposto con la Sea-Watch 5, non ancora in mare, ma pronta a salpare dopo gli ultimi controlli e che potrà ospitare fino a 500 passeggeri. "Non deve passare la linea che smettiamo di fare le missioni perché c'è Piantedosi", ha detto all'HuffPost una fonte dell'Ong. Pronta a riprendere il mare anche Mediterranea, l'unica Ong italiana, che aspetta il via libera della Capitaneria di porto per la Mare Jonio ferma in cantiere a Trapani da diversi mesi. Infine la Life support di Emergency, appena varata e in attesa di partire per la sua prima missione dal porto di Genova.
Le navi di soccorso gestite dalle Ong hanno portato in Italia un totale di 10.000 migranti nei primi nove mesi del 2022, rispetto ai 6.000 dello scorso anno. Le operazioni della flotta civile quindi crescono - insieme alle tensioni sul futuro delle politiche di immigrazione - ma rappresentano comunque solo una minoranza degli arrivi complessivi sulle coste italiane, che quest'anno sono stati 71.000, con un aumento del 65% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e più del numero totale registrato in tutto il 2021 (67.000). La metà dei migranti sbarcati nei primi nove mesi del 2022 è stata soccorsa in mare, oltre che dalle Ong, dalla Guardia Costiera, la Guardia di Finanza, la Marina Militare e navi mercantili. Gli altri 35.000 sono sbarcati in modo autonomo. Cifre così elevate riflettono lo stato di crisi dei paesi di partenza, in particolare Libia e Tunisia. Ma ci sono anche i migranti che l'Europa non riescono a raggiungerla: più di 1.300 persone morte nel Mediterraneo nel 2022, quasi 25.000 dal 2014.
Oggi l'unica imbarcazione presente in zona Sar tra Libia, Malta e Italia è Nadir della ong tedesca Resq ship, in grado di ospitare a bordo poche decine di migranti. Negli ultimi giorni ha soccorso 400 persone accompagnandole in zona Sar italiana e consegnandole alla Guardia costiera italiana. Ma, al massimo una settimana, e a raggiungerla saranno diverse navi capaci di migliaia di soccorsi.