ROMA – Decine di giornalisti e operatori dei media di Haiti hanno sfilato fino a un commissariato di polizia della capitale Port-au-Prince per protestare contro le violenze e gli omicidi di cronisti, perpetrati sia dalle forze dell'ordine che dai gruppi criminali presenti nel Paese. Secondo l'ong locale Réseau national de défense des droits humains (Rnddh) solo quest'anno ad Haiti 19 reporter sono rimasti uccisi o feriti in attacchi mentre per l'organizzazione regionale Inter-American Press Association (Iapa), da gennaio a oggi sono stati uccisi almeno otto professionisti dell'informazione.
La protesta, convocata dal gruppo di cronisti e attivisti Collectif des médias en ligne (Cmel), dopo essersi snodata per il centro della capitale è terminata davanti a un commissariato di un quartiere denominato Delmas. Come riporta l'agenzia locale AlterPresse, nel cortile di questi uffici della polizia lo scorso 30 ottobre un cronista, Romelson Vilcin, dell'emittente locale Radio Génération 80, è morto dopo essere stato raggiunto da un candelotto di gas lacrimogeno sparata dagli agenti durante una manifestazione organizzata per richiedere il rilascio di un altro cronista che era stato arrestato.
L'appello a riformare le forze dell'ordine
I dimostranti hanno lasciato un omaggio floreale per il cronista e consegnato un appello alle forze dell'ordine affinché si dia seguito all'indagine aperta sulla morte di Vilcin. Durante il corteo gli attivisti hanno anche chiesto una riforma della polizia, a loro dire sempre più simile a una delle diverse bande armate che agisce nel Paese.
Oltre 120 testate da tutto il mondo, dall'Argentina all'India, hanno scritto ieri una lettera in solidarietà con i colleghi haitiani, sollecitando anche una maggiore copertura su cosa sta avvenendo nel Paese caraibico, alle prese da mesi con una severa crisi economica e di approvvigionamento di beni essenziali, instabilità politica e cicliche ondate di violenza.