Un documento di fine Ottocento che fa luce sulla dura condizione degli emigranti italiani in Venezuela. Lo ha gentilmente donato al MiM Belluno Vito Tormen, autore di numerose pubblicazioni sulla storia locale della nostra provincia. Il documento in questione, datato 7 maggio 1877, arriva dal Comitato di Belluno della Società di patronato degli emigranti italiani e, come vi si legge nell'intestazione, «porta a cognizione del pubblico» due «rapporti ufficiali riguardanti l'emigrazione in America e particolarmente nel Venezuela». Le notizie sono contenute in due lettere del 21 e 22 febbraio 1877 che «pervennero al Ministro degli affari esteri in Roma, direttevi dal Regio incaricato di affari a Caracas».
«La loro importanza ed incontestabile autorità – è riportato ancora all'inizio dell'avviso – varranno tanto a mettere nella vera luce le condizioni degli immigranti in quei paesi, quanto a richiamare l'attenzione di chi spetta sugli arruolatori di emigranti per colà». Ecco alcune frasi particolarmente esplicative: «Ottanta emigranti, dei quali 72 regi sudditi dell'Alta Italia, con dieci donne e diversi bambini arrivarono in La Guayra nel giorno 14 andante, dopo un viaggio di stenti e di sofferenze di 75 giorni, sul piccolo legno francese Matthieu-Arengo (...) quelli che si sentivano più sfiniti di forze e scoraggiati, si sono presentati a questa R. Legazione, come di abitudine, per chiedere aiuto e soccorso d'ogni genere. E questa volta oltre dello sfamarli, vi è stato bisogno di coprire nudità di ambo i sessi...».
«Nel giorno 16 del corrente mese, sul bastimento francese Le Véloce da Marsiglia, arrivarono qui altri 340 emigranti, tutti italiani e specialmente veneti, con 150 donne e 70 bambini avendone perduti undici lungo il viaggio. E sin dalle sette del mattino del giorno 17 questa R. Legazione rimbombava di grida e pianti di più di dugento tra uomini e donne con bambini lattanti, tutti imprecanti al mal passo fatto per cieca fidanza in disumani speculatori».
«Credendo infine inutile il dilungarmi su questo doloroso tema non posso non pregar caldamente V. E. perché si compiaccia di richiamare la seria attenzione del R. Governo su questo triste e serio inconveniente, qual è il frequente arrivo di tanti regi sudditi in questa Repubblica specialmente, i quali, d'altronde non possono essere trattati con severità o respinti, giacché l'infelicissimo stato in cui si presentano e la completa miseria che li accompagna, interessano pur troppo la commiserazione altrui, e quel che più monta ne fan rammentare che sono pur dessi figli della stessa cara patria nostra. Quindi immediate somministrazioni di pane, di legumi, di medicine per gl'infermi, e quel che più oggi è in uso è la presentazione di bambini ignudi e la insistenza delle povere madri nel chiedere e pretendere camicie e cose simili. E che dirò delle lagrime di costoro e delle loro istanze?... Val meglio tacere su tal particolare. Amo però sperare che non sarà alieno il R. Governo dal raccomandare ad ogni parroco di Comune di far noto dal pulpito ai proprii parrocchiani a quali miserie e pericoli essi vanno incontro decidendosi ad emigrare».