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Franco Esposito

Gaudente d'Italia, l'Emilia Romagna è alle prese con un boomerang. E con esso deve fare i conti. Il benessere di prima dell'inflazione è diventato infatti un micidiale boomerang. Stessa brutta musica per Milano, dove l'aumento degli affitti è doppio rispetto al resto d'Italia. Le città più care del Paese sono al Nord. Il mostruoso rialzo dei costi dell'energia pesa sui prezzi al cosumo. Li schiaccia, provocando l'impennata. 

Il dossier Istat sull'economia racconta dei record degli aumenti al Sud. Ma al Nord la vita nelle città è sempre più cara. A Milano il costo dell'elettricità è triplicato. L'inflazione si fa sentire e causa il rialzo dei prezzi: il 7% in più rispetto al corrispondente mese di ottobre del 2021. Anche asili, case di cura per anziani e disabili cominciano a pesare di più sui portafogli, + 3,2%. 

Superfluo, a questo punto, parlare di cosa sta succedendo nel settore alberghiero e della ristorazione. Il costo di una camera d'albergo è salito del 231,1%. Laddove, secondo l'Unione nazionale dei consumatori, Milano beneficerebbe degli effetti della concorrenza. Il gran numero di supermercati, mercati di quartiere e discount contribuisce ad abbassare i prezzi. L'inflazione si traduce in un aumento medio della vita pari a 3.176  euro all'anno per famiglia. 

Milano è la quarta città più cara d'Italia. Nel suo caso come in tutta Italia, la voce più importante è rappresentata dal caro energia. E non solo al Nord, dove il clima è meno clemente. L'aumento del prezzo del gas è trascinante, si tira dietro al rialzo anche la bolletta dell'elettricità. I maggiori costi del gas incidono, a cascata, sui beni di largo consumo. Sugli alimentari innanzitutto, vessati dall'aumento sbalorditivo delle spese di trasporto. 

In Sicilia, Catania e Palermo si prendono la leadership nazionale: prime per inflazione, a causa del costo della benzina. Siamo a livello di record assoluto. Palermo e Catania al primo posto nella classifica dei capoluoghi di provincia italiani con più di 150mila abitanti. Notevole il differenziale con la media nazionale. Catania è la maglia nera d'Italia con il 15,6% di aumento dei prezzi; Palermo al secondo posto con il 14,9%; poi Messina con il 14,1%. 

Sicilia da record negativo, in testa alla classifica delle regioni per tasso d'inflazione, 14,4%, a fronte della media nazionale che, a ottobre, si attesta all'11,8%. 

Secondo il report Istat di ottobre, in Sicilia preoccupa l'aumento dei beni: alimentari, carburanti, bollette energetiche, abbigliamento, tabacchi e gli altri beni acquistabili aumentati del 20% su base annua. Un'impennata clamorosa del 6,6% rispetto al mese precedente. In potere d'acquisto significano 200 euro in meno ogni 1000 di stipendio, rispetto allo scorso anno. E 66 in meno rispetto a settembre 2022. 

Ma come butta a Roma? La stangata di Natale è in arrivo, dall'olio al panettone, Anche il potere d'acquisto dei capitolini diminuisce. L'annuncio Istat è di mercoledì: a Roma l'indice dei prezzi al consumo è passato da un aumento del 2,7% a uno dell'11,3%, rispetto a ottobre 2021. L'impennata dei prezzi, manco a dirlo, è legata principalmente al caro bollette. Nella capitale d'Italia, gli aumenti per abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili sono cresciuti dal 10,4% al 48,4%, negli ulitmi dodici mesi. Il quintuplo, tout court. 

 A Roma il costo dell'energia è passato dal 23,6% al 122,9%. Il clamoroso aumento va ad incidere fatalmente sui prodotti alimentari, sui ristoranti, sulle scuole primarie e secondarie, sugli alberghi (+29%). Facile prevedere un Natale triste. Niente più follie, Roma con le  tasche vuote deve mettersi a stecchetto. Confcommercio riferisce una previsione: rincari del 30% per il cenone. Una gran brutta notizia anche questa, ma trovatene una buona. Fatichereste invano, non c'è. 

La spesa di Natale presenterà caratteristiche di questo tipo: 6 euro per un panettone da 750 grammi, oltre i 30% in più; il torrone da 250 grammi avrà un costo medio di 6 euro; lo spumante aumenterà del 30%. Ma il vertice più alto, da record, sarà prerogativa dell'olio extra vergine di oliva, con un +40%. 

Comunque la giri, siamo nella peste, noi italiani. Gli aumenti hanno cadenza quotidiana. Prendiamo l'Emilia Romagna, la più gaudente delle regioni italiane. Ravenna si è appropriata della gradino più alto del podio dell'inflazione. Prima con distacco per il costo della vita. +3.300 euro a famiglia. Ravenna era la quarta città più cara d'Italia, oggi è la prima. L'inflazione ha raggiunto il 13,9%. Una roba da brividi. Bologna seconda, con una spesa aggiuntiva media di 3.293 euro e l'inflazione al 13,2%. La verità è chiara e semplice: siamo nel gatto.  

Il precedente primato era di Bolzano, adesso scalzato da Ravenna. L'incidenza maggiore è causata, manco a diro, dalla bolletta elettrica, rincarata del 63,9% a fronte della media italiana del 57%. Poi, i prodotti alimentari con i prezzi in aumento del 16,8% rispetto a ottobre 2021. A seguire, gli affitti con un rincaro del 7,4%, contro una media nazionale dell'1,5%. La spesa per interventi clinici in cliniche private è cresciuta del 25,7%. La media italiana è dello 0,8%. 

Come tutte le regioni ricche, l'Emilia è soggetta a quell'effetto chiamato boomerang. Colpisce le regioni ricche.