di Sara Gentile
Parigi è per diverse ragioni un osservatorio importante per capire le movenze della politica oltre la cronaca del quotidiano o i ristretti confini dei singoli paesi, dove vanno in scena risse, polemiche o notizie spesso non documentate. Vi è un'onda che sale e si allarga in Europa, di nazionalismi, di sovranismi al potere come in Italia ora, o in impaziente attesa di arrivarvi, ma già robusti nei parlamenti, come in Francia, in Germania, in Austria e altrove. Li accomuna un forte registro identitario, la pretesa di conculcare alcuni diritti acquisiti, l'affermazione di una società di esclusione basata su un principio di ordine e controllo. Tutte cose che cercano di neutralizzare, infragilire le basi del sistema democratico: il pretestuoso decreto contro i rave party all'interno, la crociata contro le Ong e il rifiuto degli immigrati con un ritorno xenofobo inquietante, un'atmosfera proibizionista e di chiusura cui fanno eco fenomeni, azioni e opinioni in altri paesi nostri vicini.
In Germania vi è da mesi un inasprirsi dei comportamenti contro gli immigrati con azioni violente nei confronti delle loro abitazioni e addirittura contro un centro di alloggio gestito dalla Croce Rossa e incendiato nel Meclemburgo, per finire con l'incendio di un hotel a Baitzen in Sassonia, destinato ad accogliere alcune decine di richiedenti asilo provenienti da Siria, Afghanistan e altri paesi. Dietro queste azioni vi è il partito di estrema destra AFD (Alternativa perla Germania) che ha dichiarato di ritenere inaccettabile che degli immigrati possano alloggiare in un hotel, così come è da attribuire a esso l'apparire frequente di croci uncinate sugli edifici che ospitano i migranti. A questo si aggiungono spesso minacce o aggressioni per strada a coloro che non sono di pelle bianca.
In Francia non vi sono questi eccessi ma il clima sociale e politico si è incupito soprattutto dopo la vicenda dei migranti rifiutati dall'Italia e fatti sbarcare a Tolone per decisione del presidente Macron, decisione contrastata dall'opposizione della destra estrema di Marine Le Pen, oltre che da Marion Marechal Le Pen, affiliata a Reconquete, il partito di destra ancor più estrema di Eric Zemmour che promette pugno duro contro l'invasione degli immigrati. Il dibattito è acceso e la sinistra della Nupes per bocca di Melenchon dà solidarietà ai naufraghi lasciati in mare per settimane, ma si pone anch'essa il problema di una disciplina sull'accoglienza a essi in una realtà già provata da crisi economica e sociale e non vuole cedere il tema della sicurezza al monopolio della destra. Macron deve realizzare un difficile equilibrio in questa fase delicata della sua presidenza tallonato da un'opposizione combattiva in parlamento, da proteste di piazza e scioperi su temi cruciali quali la riforma delle pensioni, la questione climatica e la politica economica.
L'Europa sembra avvolta da una tempesta, non riesce a porsi come centro propulsore per politiche comuni e si aspettano ora le decisioni della Commissione UE nelle prossime settimane. Il problema è come tenere a bada i vari nazionalismi, i sovranismi che inevitabilmente contrastano un agire condiviso perché ciascuno di essi è nella logica perversa del "prima io nazione sovrana che gli altri", chiuso in una gabbia di esclusione dell'altro e di sopraffazione di tutto ciò che non sia nel proprio furioso interesse identitario. Sembra quasi che si riproponga, in uno scenario diverso e più complicato oggi, ciò che è accaduto con la formazione dello Stato moderno quando le spinte centrifughe e particolaristiche dei vari staterelli vassalli, resistevano al processo unificatore e sovraordinato che inaugurava la modernità.
Il problema è che oggi i partiti di destra estrema al potere come in Italia ora, cercano di piegare le istituzioni al registro nazionalista ed è questo il punto grave sul quale riflettere, cioè che quasi "naturalmente" noi stiamo assistendo a questo loro divenire istituzionali, fagocitando nel loro cerchio ciò che la democrazia ha costruito, valori, cittadinanza, partecipazione, pubblico confronto su temi troppo importanti per diventare appannaggio di una parte politica e non dell'intera società. C'è una spada insidiosa che minaccia la società e la dimensione di comunità.
Noi non possiamo consentire che si minaccino le chiusure dei porti, come Salvini va strombazzando, che si metta in dubbio l'efficacia dei vaccini anticovid, smentendo evidenze scientifiche, come il sottosegretario alla Salute Gemmato di recente ha fatto, (salvo poi rettificare in parte per tenersi in sella); non possiamo consentire che si giochi col tempo, la vita e la dignità delle persone, che si faccia un lungo elenco di "devianti" da isolare, dai giovani dei rave party, agli immigrati, ai diversi per comportamento sessuale e a tutti quei cittadini portatori di spirito diverso, libero, critico che non rientrano nel tipo del perfetto uomo d'ordine. Poiché questo prefigura un deserto la cui tempesta di sabbia spazza via ciò che di vitale è nei sistemi democratici. Non è mai troppa la lotta contro l'arbitrio del potere e dobbiamo trovare gli strumenti per questo: l'arma della critica e la mobilitazione.