di Fabio Porta
Grazie a ciascuno di voi, alle migliaia di donne e di uomini che in tutto il Sudamerica hanno voluto scrivere il mio nome sulla scheda della Camera dei Deputati per confermare la fiducia a chi in tutti questi anni ha provato a rappresentare al meglio in Parlamento le preoccupazioni e le speranze di milioni di cittadini italiani che vivono all'estero.
La mia vittoria è anche la vittoria del Partito Democratico, che conquista anche in America Meridionale un suo seggio alla Camera e si afferma come la principale forza politica tra gli italiani nel mondo, eleggendo ben sette dei dodici parlamentari della Circoscrizione Estero.
Anche questo un segnale di forte riconoscimento verso un partito che ha sempre lavorato a fianco delle nostre collettività nel mondo, e non soltanto in campagna elettorale. Le candidate e i candidati del PD in Sudamerica hanno ottenuto un risultato straordinario e voglio ringraziarli personalmente per un successo che mi rende ancora più impegnato nel rappresentare le istanze dei nostri connazionali che vivono in questo continente, il più grande al mondo per numero di italo-discendenti.
Sapevamo che si sarebbe trattato di una elezione difficile, soprattutto a causa del dimezzamento dei parlamentari nella Ripartizione America Meridionale (da sei a tre); la disputa è stata particolarmente accesa e purtroppo si sono ripetuti quegli episodi di brogli elettorali che avevano macchiato le elezioni del 2018 e che anche in questa occasione avevamo denunciato dal primo giorno di campagna elettorale.
Per questo il mio primo impegno non può che essere quello per una urgente e necessaria riforma del sistema di voto degli italiani all'estero, che non è più in condizione di garantire segretezza e trasparenza al processo elettorale e che anzi si mostra sempre più vulnerabile e inaffidabile ad ogni nuova consultazione politica generale. Vanno introdotti meccanismi in grado di garantire l'individualità del voto, prevedendo possibilmente un sistema 'misto', che risponda al tempo stesso alle esigenze dell'universalità del diritto al voto con quelle della segretezza del procedimento.
Accanto alla riforma del voto affronteremo ovviamente tutte le altri grandi richieste dei nostri cittadini che vivono all'estero, a partire dall'altrettanto necessario e urgente potenziamento della rete consolare e dal relativo miglioramento dei servizi ai connazionali.
Occorre intervenire sia sul versante delle risorse che su quello della valorizzazione e distribuzione sul territorio del personale locale e di ruolo, cha va selezionato, ringiovanito e incentivato in maniera adeguata. Gli strumenti e le innovazioni tecnologiche vanno utilizzate e ottimizzate, per rendere i processi amministrativi più veloci e più semplice l'accesso dell'utente ai servizi. Bisogna infine avere il coraggio di riaprire un confronto proficuo con i patronati presenti all'estero, che possono costituire un prezioso strumento di collaborazione per tutta la rete diplomatico-consolare in materia di assistenza e previdenza ma anche di fruizione di tutti i diritti costituzionali.
I partiti che compongono la maggioranza di governo avevano promesso durante la campagna elettorale l'istituzione di un apposito ministero per gli italiani nel mondo; promessa non mantenuta e ciò non depone certo a favore dei prossimi passi.
Personalmente non ho mai creduto che un ministero, soprattutto se privo di deleghe e risorse, potesse essere la soluzione ai nostri problemi e quindi spero che chi avrà la delega per seguire le politiche degli italiani all'estero possa essere in grado di avviare una positiva interlocuzione all'interno dell'esecutivo e con il Parlamento per affrontare e risolvere le principali rivendicazioni.
Il turismo delle radici deve diventare un programma permanente di investimento sulla grande potenzialità costituita dai quasi cento milioni di italo-discendenti che vivono all'estero, e ciò andrà fatto utilizzando al meglio le risorse stanziate, coinvolgendo gli enti locali italiani e le nostre collettività all'estero attraverso il sistema di rappresentanza e l'associazionismo.
La rete delle Camere italiane di Commercio nel mondo va sostenuta e soprattutto utilizzata affinchè il processo di internazionalizzazione del Sistema Italia non sia realizzato a senso unico ma in forma condivisa e circolare, a partire dalla capillare presenza della nostra 'business community' in tutto il mondo.
Non vanno poi dimenticati i tanti connazionali pensionati o coloro che vivono in condizioni di indigenza; un Paese serio e responsabile non può limitare i propri interventi sociali ai residenti all'interno del territorio nazionale ma deve essere in grado di calibrare i propri programmi anche in funzione di chi vive fuori dal Paese.
Infine la rivoluzione... culturale ! Sì, sarà questa la sfida principale dei prossimi anni. Uscire dalla "riserva indiana" e conquistare una piena dignità nel consesso sociale e politico, mostrando all'Italia e al mondo la straordinaria ricchezza di una comunità che continua ad essere il principale 'asset' competitivo del nostro Paese ma che soffre ancora di un deficit di conoscenza e conseguente valorizzazione da parte delle nostre istituzioni. Una scommessa che abbiamo scelto di fare anni fa e che vogliamo rilanciare in questa nuova legislatura.