di Matteo Forciniti
C'è un misto di rabbia e delusione all'avvio di questi anomali, strani e per certi versi anche ignobili Mondiali di calcio in Qatar. L'assenza dell'Italia per la seconda volta consecutiva ha provocato un vuoto incolmabile, una ferita fortissima di cui si fa ancora tanta fatica a riprendersi.
Eppure, per gli italiani che vivono in Uruguay, una grande speranza a questi Mondiali c'è ed è rappresentata dalla Celeste, gloria calcistica di un popolo che ha fatto del calcio la sua religione laica con un senso di appartenenza davvero unico. Sono giorni di grande attesa in tutto il paese con 3 milioni di abitanti aggrappati a una nazionale che può sfoggiare sulla sua maglia nientemeno che 4 stelle dato che si contano i 2 mondiali vinti (1930 e '50) e le 2 medaglie d'oro alle Olimpiadi ('24 e '28) quando ancora non esisteva la Coppa del Mondo.
Le magliette della nazionale sono tornate ancora una volta a splendere tra i bambini che giocano a calcio in strada, ovunque, tra Montevideo e l'interno.
L'Uruguay arriva in Qatar all'insegna di un mix tra volti nuovi e figure storiche con la particolarità del cambio in panchina, avvenuta nell'ultima parte del girone di qualificazione, che ha visto Diego Alonso subentrare a Tabarez dopo una lunga era durata 16 anni.
Tra le certezze spicca senz'altro "El Pajarito", il meraviglioso centrocampista del Real Madrid Federico Valverde in splendida forma. Al suo fianco l'ex juventino Rodrigo Bentancur che è praticamente rinato con Antonio Conte al Tottenham. L'altro pezzo forte della Celeste è il centravanti del Liverpool Darwin Núñez che dovrà farsi carico di un'eredità molto pesante, quella delle due stelle Suarez e Cavani agli sgoccioli della carriera ma con una voglia matta ancora di ruggire. Il punto debole della squadra, almeno in partenza, sembra incredibilmente il reparto difensivo che storicamente è sempre stato la spina dorsale, la prima certezza su cui basare tutto il resto: tra gli infortuni e gli anni che si fanno sentire, il baricentro questa volta si avvia ad essere più offensivo rispetto alla tradizione.
Sono 3 i serie A presenti a partire dal terzino Mathías Olivera del capolista Napoli e poi ancora Viña (Roma) e Vecino (Lazio) che al momento partono come riserve. Presenti anche diverse vecchie conoscenze del campionato italiano da Muslera a Godin, da Torreira a Caceres. Per alcuni di loro il Qatar sarà l'ultima avventura.
L'Uruguay farà il suo esordio in questi Mondiali anomali giovedì contro la Corea del Sud. L'orario locale inedito sarà quello delle 10 di mattina e c'è da scommettere che la giornata lavorativa inizierà con un po' di ritardo. La sfida fondamentale sarà quella contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo lunedì alle ore 16 e, a chiudere il gruppo, quella contro il Ghana venerdì 2 dicembre a mezzogiorno.
Portogallo e Ghana evocano alla mente dei tifosi due piacevoli ricordi del passato recente dei Mondiali: contro gli africani, nel 2010, fu una notte epica che valse ai rigori le semifinali, contro i lusitani, nel 2018, il passaggio ai quarti.
E gli italiani cosa faranno? Speranza e timori convivono all'interno della famiglia Molina con Luca e Gunnar, padre e figlio, responsabili del canale Youtube "Latam Nerazzurra" che raccoglie i tifosi interisti in America Latina.
"Viviamo il mondiale con grande passione, ovviamente si tifa Uruguay e anche con ottimismo" sostiene Luca, cinquantenne milanese residente da una decina d'anni a Montevideo, che contrasta il pessimismo di Gunnar. "Sono convinto che la Celeste abbia non solo i giocatori giusti ma anche le motivazioni per fare qualcosa di speciale, magari raggiungere le semifinali come nel 2010, cosa che sarebbe un risultato eccezionale. Sono abbastanza fiducioso, credo che Uruguay e Argentina -che è la favorita per la vittoria finale- oggi abbiano un qualcosa in più rispetto alle altre per poter andare avanti" ragiona Molina pronto a seguire i nazionali interisti nella competizione ma non solo. "Il punto forte dell'Uruguay è il suo centrocampo che è molto abile nelle ripartenze che potrebbero essere davvero micidiali. Nei Mondiali però non conta solo la squadra più forte, ci sono una serie di fattori che possono influenzare il risultato finale, la fortuna, un episodio oppure un rigore".
"Per noi sarà un mondiale nostalgico" afferma con una certa tristezza Eugenio Nocito, vicepresidente dell'Associazione Calabrese di Montevideo. "Per noi che siamo nati in Italia vedere i Mondiali senza l'Italia è un qualcosa di inaudito e incredibile. Tra paesani ci troviamo spesso a parlare di calcio e tutti coincidiamo sul fatto che il problema della nazionale è l'invasione degli stranieri nel campionato, una cosa che si capisce soprattutto tra gli attaccanti". "Naturalmente" -aggiunge Nocito- "noi abbiamo la fortuna di poter contare sull'Uruguay per cui faremo il tifo. Non voglio dare pronostici, mi auguriamo solo che si arrivi il più lontano possibile e che vincano i migliore senza sospetti, senza le solite accuse".