“Il nostro tempo sta vivendo una carestia di pace: pensiamo a tanti luoghi del mondo flagellati dalla guerra, in particolare alla martoriata Ucraina”. Queste le parole di Papa Francesco all'Angelus di ieri, pronunciate nella Cattedrale di Asti. "Da queste terre mio padre è partito per emigrare in Argentina; e in queste terre, rese preziose da buoni prodotti del suolo e soprattutto dalla genuina laboriosità della gente, sono venuto a ritrovare il sapore delle radici", ha detto a inizio omelia. "Oggi - ha continuato - è ancora una volta il Vangelo a riportarci alle radici della fede". Nella giornata in cui la Chiesa celebra Cristo Re, il Papa ricorda che "la nostra idea di re viene ribaltata".
Il Vangelo di oggi parla infatti di Cristo sulla croce che "non punta il dito contro nessuno, ma apre le braccia a tutti. Così si manifesta il nostro Re: a braccia aperte, a 'brasa aduerte'", spiega ricorrendo al dialetto della sua famiglia. "Solo entrando nel suo abbraccio noi capiamo: capiamo che Dio si è spinto fino a lì, fino al paradosso della croce, proprio per abbracciare tutto di noi, anche quanto di più distante c'era da Lui: la nostra morte, il nostro dolore, le nostre povertà, le nostre fragilità, le nostre miserie", ha sottolineato il Pontefice. Bergoglio ha chiesto ai fedeli di non rimanere indifferenti di fronte alle cose che non vanno, anche nella Chiesa. "Sta a noi scegliere se essere spettatori o coinvolti", "vediamo le crisi di oggi, il calo della fede, la mancanza di partecipazione... Che cosa facciamo? Ci limitiamo a fare teorie, ci limitiamo a criticare, o ci rimbocchiamo le maniche, prendiamo in mano la vita, passiamo dai 'se' delle scuse ai 'sì' della preghiera e del servizio?".