di Alessandro Camilli
Un lager, un lager grande quanto una nazione, un lager dove non c'è neanche bisogno di uccidere direttamente, nel lager ci pensano il freddo, la fame, le malattie. La strategia di Mosca, di Putin e dei suoi generali è di trasformare l'Ucraina tutta in un lager dove manca l'acqua, l'elettricità, il riscaldamento e via via le cure sanitarie, il cibo. Farli morire gli ucraini come si son fatti morire i prigionieri nei lager nazisti o in quelli russi o in quelli giapponesi, in quelli turchi e in quelli italiani. Si prende una popolazione, un'etnia e la si costringe vivere in condizioni i cui si muore.
E' questa oggi la Operazione Speciale dell'Armata russa: affamare, congelare, far morire di freddo, fame, sete e malattia gli ucraini. Quanti più possibile, soprattutto civili. I militari ucraini, gli ucraini in armi meglio evitarli, combattono e fanno male all'Armata. Quindi la strategia è: fare dell'Ucraina un lager di morte demolendo a colpi di missili le condizioni di sopravvivenza della popolazione civile.
Il termine appropriato per questa strategia importa relativamente poco. Genocidio? Di certo nessuno scrupolo da parte russa a far fuori milioni di civili se possibile, tanto sono ucraini. Terrorismo di Stato, Stato terrorista quello che usa i bombardamenti sulle installazioni di sopravvivenza della popolazione civile? Il Parlamento europeo ha voluto votare una risoluzione in cui si usa questo termine, terrorismo, per definire una strategia e una pratica di annientamento indiscriminato e generalizzato.
Quattro deputati eletti col Pd, con l'italiano Pd, si sono sottratti: tre hanno votato contro, uno si è astenuto. Il Pd come partito ha votato a favore della risoluzione. Quei quattro, tre esplicitamente il quarto riparandosi dietro l'astensione, hanno ritenuto opportuno, cosa buona e giusta per quel che loro potevano reggere questo gioco. Il gioco del fare dell'Ucraina un lager dove si muore di freddo e fame e poi vedere se, massaggiati così, gli ucraini si piegano alla pace. Per qualunque motivo o ragionamento l'abbiano fatto, la domanda è: perché il Pd non li caccia? Il Pd ha detto sì alla risoluzione ma soprattutto ha detto sì all'aiuto politico, economico e militare all'Ucraina invasa dai russi. Qui non è questione di coscienza, qui è stare da una parte e dal suo opposto, anzi nemico. Si può stare con le ragioni di Putin stando e rappresentando il Pd? L'inerzia accompagna, favorisce ed esalta la progressiva decomposizione di questo partito.
Sulla questione M5S si è astenuto. Confermando che il suo perimetro di azione, pensiero e valori sta nell'ampia terra tra il "chi se ne frega", lo "a me che me ne viene" e il "farsi coinvolgere il meno possibile".