di Silvana Mangione

 

Facite ammuina è una frase della lingua napoletana, che significa fate confusione, create movimento, fingete di essere molto occupati. Le fa seguito una promessa che ogni parlamentare e ogni iscritto a qualsiasi partito ben conosce e applica o fa applicare: “Una mozione e un Comitato non si negano a nessuno”. Queste due frasi descrivono perfettamente il destino di un organismo tanto importante quanto sconosciuto, tanto cruciale per gli italiani all’estero quanto disatteso da molti suoi componenti, meno uno: il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

Si chiama Conferenza permanente Stato – Regioni – Province Autonome – CGIE. Dovrebbe riunirsi ogni 3 anni ma, dalla sua istituzione nel 1998, si è riunito soltanto 4 volte. La composizione della Conferenza permanente è, a dir poco, altisonante e plurirappresentativa, visto che ne fanno parte il Presidente del Consiglio dei Ministri che la convoca, il Segretario Generale del CGIE che ne guida l’organizzazione e ne sono membri i Ministri degli Affari Esteri, della Pubblica Istruzione, del Lavoro, dei Beni culturali e ambientali e, quando viene nominato, il Ministro per gli italiani all’estero, che non è più presente nel Consiglio dei Ministri dal 2011 e non lo è nemmeno in questa tornata, malgrado tutti i candidati di Fratelli d’Italia nella circoscrizione Estero ne avessero fatto il cavallo di battaglia delle proprie campagne elettorali. Non commentiamo. A loro si aggiungono i presidenti delle Commissioni parlamentari della Camera e del Senato per gli argomenti all’ordine del giorno, i Presidenti e gli Assessori con delega all’emigrazione delle Regioni e delle Province Autonome, il Presidente dell’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, il Presidente dell’UPI – Unione delle Province Italiane e tutti i Consiglieri del CGIE. Molta brigata vita beata, si diceva un tempo, ma non è sempre vero. Tutte persone degnissime, sia chiaro. Ma tutte persone iperoccupate che, in molti casi, possono concedere la propria presenza soltanto per un intervento onnicomprensivo, ma spesso ripetitivo di vecchi schemi e troppo generale per avere un qualunque peso effettivo sul dibattito. Poi affidano la prosecuzione ai propri collaboratori, che hanno maggiore competenza specifica in materia. Perché l’organismo Conferenza Permanente è così importante (o dovrebbe esserlo)? Perché ha il compito di: “indicare le line programmatiche per la realizzazione delle politiche del Governo, del Parlamento e delle Regioni per le comunità italiane all’estero per tutto il periodo di tempo che intercorre tra una riunione dell’Assemblea Plenaria della Conferenza e quella successiva, cioè, sulla carta, tre anni. Per questa ragione la prima richiesta contenuta in ogni documento finale consiste nell’esigenza di strutturare una Segreteria permanente di questa istituzione, della quale facciano parte i delegati di tutte le sue componenti ufficiali. L’ultima plenaria si è tenuta a dicembre del 2021. La segreteria organizzativa del CGIE ha continuato a lavorare, ma tutto è stato bloccato dalla decisione, già rammentata più volte su Gente d’Italia, di congelare il CGIE in una limitatissima versione dell’ordinaria amministrazione. Il decreto di nomina dei 20 Consiglieri di nomina governativa è rimasto fermo da giugno sulla scrivania del Presidente Mario Draghi, poi ci sono state le elezioni anticipate dello scorso 25 settembre e il decreto è ancora fermo sulla scrivania della Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. Nel frattempo sia i Consiglieri rieletti ad aprile che i non rieletti hanno onorato i propri doveri con modalità che sfidano la ragione. Siamo autorizzati a emettere pareri sulle proposte presentate da Governo e Parlamento, a redigere le relazioni annuali, ma non a riunirci formalmente né a essere rimborsati per le spese, spesso ingenti, date le distanze, per le riunioni annuali con Consoli e Com.It.Es. Presentandoci come candidati al CGIE abbiamo tutti accettato di operare in regime di puro volontariato, dedicando al Consiglio un impegno giornaliero, non soltanto di tempo. A volte, il troppo stroppia, come dice un vecchio adagio. Le questioni da affrontare sono molte. Prima fra tutte è la protezione dell’insegnamento dell’italiano dall’asilo alla maturità, per preparare futuri aspiranti a proseguire gli studi di lingua e letteratura italiana all’Università. Gli ostacoli consistono negli scarsi finanziamenti strutturati nella legge di bilancio, che ci costringono ogni anno  fare lobby affinché vengano aggiunti altri fondi, sempre esigui, se li paragoniamo a quanto spendono Germania, Francia e Spagna per raggiungere i loro obiettivi di promozione linguistica. Forse per questo la Farnesina ha varato una circolare che coinvolge gli enti gestori/promotori dei corsi nel finanziare in parte i “progetti” che presentano agli uffici competenti. Il rodaggio della circolare, iniziato in costanza di COVID, è ancora in corso, ma ha già causato morti e feriti: non pochi enti più piccoli non ce l’hanno fatta e hanno chiuso o sono in regime fallimentare. In altri casi, altri enti rischiano di chiudere o di non partire affatto, perché i rispettivi Com.It.Es. hanno dato parere negativo, non ai progetti in sé, ma addirittura alla stessa idea che l’Italia contribuisca a sostenere l’insegnamento di questa nostra bellissima lingua, che serve a italianizzare i gusti e quindi gli acquisti dei beni e dei servizi italiani, trainando così il Sistema Italia e portando in positivo la bilancia dei pagamenti. Se e quando la Presidente del Consiglio firmerà il decreto di nomina e il rinnovato CGIE riuscirà a insediarsi, il nostro primo dovere sarà quello di fare una serie di seminari per informare i neonati Com.It.Es., quasi interamente formati da nuovi Consiglieri, sulla promozione del Sistema Italia all’estero, attraverso, appunto, la diffusione della nostra cultura, della nostra lingua, della nostra creatività e del nostro amore per la bellezza in tutte le sue forme.