di Matteo Forciniti
Sarà l'avvocato Gabriela Di Longo a guidare la Jutep, la Junta de Transparencia y Ética Pública, l'organismo incaricato di vigilare sulla trasparenza nell'ambito pubblico in Uruguay. Pochi giorni fa il Senato ha approvato la sua nomina su richiesta di Cabildo Abierto, il partito più a destra della coalizione governativa che tiene sotto controllo l'organismo ed è intervenuto dopo le dimissioni presentate da Susana Signorino che hanno provocato una situazione di stallo a partire dall'inizio di novembre: consumata da un duro scontro tra le diverse fazioni politiche, in questi due anni di gestione la Jutep è stata al centro di numerose critiche per il suo atteggiamento ambiguo di fronte a una serie di scandali che hanno coinvolto gli ambienti della maggioranza governativa.
La nuova presidente Gabriela Di Longo fino ad ora ha lavorato come consulente legale del ministro della Salute Daniel Salinas oltre a portare avanti un'attività privata nello studio Ruben Correa Freitas.
La nomina di un nuovo presidente potrebbe rappresentare una grossa opportunità per questo organismo che incredibilmente, a distanza di più di due mesi, non ha speso neanche una parola sul caso di Aldo Lamorte portato alla ribalta dal nostro giornale in occasione delle ultime elezioni italiane. Per quel video Lamorte -che esercita anche l'incarico di deputato supplente nel Parlamento uruguaiano- sarà presto processato dalla magistratura nel suo paese. La Fiscalía General de la Nación ha infatti accolto la denuncia presentata dai consiglieri del Comites dato che in quel video potrebbero essere stati commessi diversi reati in base alla legislazione uruguaiana: violazione della corrispondenza, diffusione di dati personali sensibili e violazione del codice di etica per i funzionari pubblici.
Lo scandalo Lamorte, lo ribadiamo ancora una volta, non è soltanto una questione italiana come qualcuno potrebbe pensare. Si tratta anche e soprattutto di una vicenda che coinvolge l'Uruguay dato che il politico italouruguaiano lucra con l'immagine della collettività nella costante ricerca di ottenere un tornaconto personale nel suo paese, cosa già di per sé molto discutibile, molto ambigua. Con il suo minuscolo partito Unión Cívica, Lamorte si presenta ciclicamente alle tornate elettorali con speranza di ottenere qualcosa in cambio grazie al suo pacchetto di voti da portare alla coalizione di centro destra.
Il suo seggio nel Parlamento come deputato supplente in questa legislatura è a tutti gli effetti un incarico pubblico che implica le stesse limitazioni e responsabilità imposte dalla legge a un qualunque parlamentare: così lo stabilisce l'articolo 5 del regolamento della Camera dei Rappresentanti e tali limitazioni sono definite chiaramente dall'articolo 115 della Costituzione.
E allora cosa c'è di un comportamento più indegno rispetto a quello che ha fatto Lamorte che è stato colto in flagranza di reato votando con il plico elettorale di un'altra persona? Cos'altro dovrebbe combinare un politico prima che la Junta de Transparencia y Ética Pública possa intervenire? Perché, insomma, non approfittare di un volto nuovo per portare finalmente un po' di freschezza, un po' della tanto acclamata trasparenza?