"Le autocrazie sfidano il modello di pacifica convivenza. E' una questione grave e non dobbiamo sottovalutarla". Lo ha detto, ieri, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un discorso al Consiglio federale elvetico pronunciato nel corso della sua visita di Stato a Berna, in Svizzera. Per il Capo dello Stato una “efficace difesa dei valori democratici e dello Stato di diritto” è “una responsabilità che ricade su noi tutti, popoli del Continente".
Si tratta, d’altronde di quelle “libertà dei moderni” che secondo l’inquilino del Colle sono state “giustamente esaltate da un grande pensatore svizzero, Benjamin Constant, in quanto essenza della civiltà europea”. Sono, queste, ha aggiunto ancora il Capo dello Stato: “sfide che non possono essere agevolate da incertezze e divisioni fra i popoli liberi". Per il Presidente della Repubblica la “minaccia posta dalla Russia alla pace e alla sicurezza del nostro continente, richiede un rinnovato slancio di unità e coesione".
"Non da oggi i nostri concittadini, svizzeri e italiani, si sentono a casa nell'uno e nell'altro Paese. La Svizzera è stata per secoli terra di accoglienza per molti esuli" ha quindi ricordato Mattarella specificando come ciò sia accaduto non solo durante il Risorgimento ma anche “negli anni bui del Novecento, quando hanno trovato qui rifugio esuli antifascisti”. Certamente, ha aggiunto il presidente della Repubblica: “contribuisce a questo sentimento di spontanea simpatia e vicinanza” la “circostanza che vede la presenza di un Cantone di lingua italiana tra quelli confederati e l'italiano tra le lingue ufficiali parlate nella Confederazione”.
“Inoltre in Svizzera - ha rimarcato ancora l’inquilino del Quirinale - è altresì storicamente presente una vasta collettività italiana che, negli ultimi anni, si è arricchita di una nuova generazione di giovani, preparati e intraprendenti, che trovano in questo Paese la ricchezza di una cultura cosmopolita". E "proprio l'armoniosa convivenza di culture e lingue diverse” rappresenta, a detta di Mattarella “l'elemento più prezioso del modello svizzero e una peculiarità costitutiva che la Confederazione ha saputo tutelare e valorizzare, offrendo un esempio di perdurante attualità: una patria costituita da tante nazioni".
Per il massimo rappresentante delle Istituzioni italiane “la volontà di essere un Paese unito” ha permesso di "superare le differenze tra i popoli che l'hanno voluta, sviluppando nei secoli un peculiare e forte sentimento di unità basato sui pilastri della democrazia e del federalismo”. “Un assetto istituzionale strettamente intrecciato alle vicissitudini storiche, che hanno portato, con la Costituzione del 1848 e le sue successive revisioni, a un mirabile punto di equilibrio, cui si guarda come a un modello di convivenza di successo" ha concluso il presidente.