di Franco Esposito
Il flop della scuola. Non inatteso, persino scontato, a ben vedere. E forse inevitabile, visto l'andazzo in atto ormai da tempo. In Italia la scuola perde un milione e 400mila studenti. Destano allarme, preoccupano e inquietano le previsioni sulla popolazione tra i tre e i diciotto anni dal 2023 al 2034. Nei prossimi dieci anni ci sarà un calo di oltre 100mila studenti l'anno. Come dire, la crisi demografica bussa alle porte della scuola pubblica.
Il problema ha molte facce. Prendiamo quella dei dirigenti scolastici, che un tempo si chiamavano presidi: in Italia la scuola taglia un preside su due. La manovra, la Legge di bilancio, prevede infatti un risparmio di 470 milioni. Scuola e Sanità saranno le più colpite Una sorta di doppio paradosso.
Il governo ha avviato intanto la razionalizzazione della rete scolastica. Gli istituti indiziati di cancellazione saranno 600, a fronte del numero dimezzato degli attuali dirigenti scolastici. I sindacati ritengono la riduzione "un provvedimento insostenibile, neanche ipotizzabile". La proiezione fa paura al mondo della scuola.
I sindacati sono pronti a scendere in piazza. Il calo demografico farà sparire migliaia di posti di lavoro. E sparirà il quindici per cento delle scuole, le istituzioni scenderanno da ottomila a meno di settemila. "Una riduzione insostenibile", secondo i sindacati. Verranno a mancare troppi posti di presidi. "La proiezione appare eccessiva e fuori misura".
C'è già stato un incontro dei rappresentanti sindacali con il ministro dell'Istruzione e al merito, Giuseppe Valditara. Si è discusso della Manovra e del dimensionamento. "Siamo molto preoccupati, si prevede una nuova ondata di accorpamenti fra istituti. La cosa porterà alla scomparsa nei prossimi due anni di oltre 700 unità scolastiche. La riduzione si abbatterà soprattutto sulle regioni del Sud".
Il dato, molto chiaro, emerge dalla legge di Bilancio trasmessa al Parlamento, che registra il taglio nei conti dello Stato legato alla drastica riduzione dei presidi nei prossimi dieci anni. In realtà il Pnrr prevede l'avvio della riorganizzazione del sistema scolastico. entro la fine di quest'anno. Questione di giorni, quindi.
La riorganizzazione promette di tenere conto degli effetti della denatalità sulla scuola. Si prevedono effetti pesantissimi. Nel 2034 la popolazione scolastica sarà di 6,7 milioni.
Situazione e valutazione variano da una regione all'altra. Nel Lazio si scenderà da 808mila a 659mila; in Lombardia da 1,3 a 1,2 milioni. Ma al calo demografico non scampa nessuna regione. La Campania passerà da 875 a 700mila bambini tra i tre e i diciotto anni. In Veneto, nello stesso periodo, la popolazione avrà un calo non risibile, da 683 a 575mila persone.
Il crollo del numero di studenti si sposerà fatalmente con la riduzione del sistema scolastico. "Almeno sessantamila unità", secondo la valutazione effettuata in Italia, e con la pubblicazione di note sul calo del personale scolastico. La Manovra arriva prima della quantificazione dei dirigenti scolastici. I presidi, come detto, in pratica saranno dimezzati. Da 6.490 del 2024-2025, quando entreranno in vigore le nuove norme della Manovra, fino ai 3,144 de 2021-2o32.
Al nunero si arriverà attraverso pensionamenti annui, nella misura di 470 preside. Agevole il calcolo: un preside su due sarà andato in pensione. La Manovra prevede anche un "nuovo coefficiente per la formazione della sedi scolastiche autonome". Quello attuale è riconosciuto a un dirigente scolastico, a un direttore dei servizi generali ed amministrativi titolari di istituzioni scolastiche on almeno 600 alunni. Quattrocento nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche.
I parametri attuali saranno superati. Il numero di alunni che dà diritto a una scuola di avere un preside sarà calcolato "attraverso un algoritmo che terrà conto di alcuni parametri". Come gli alunni iscritti alle istituzioni scolastiche statali. L'organico di diritto nell'anno di riferimento è un coefficiente compreso tra 900 e 1,000 "e una correzione di base alla densità di popolazione per chilometro quadrato".
Un decreto del ministro dell'Istruzione e del merito di concerto con quello dell'Economia, indicherà il contingente dei dirigenti da assegnare alla Regione. L'indicazione arriverà dopo che è stato fatto girare l'algoritmo.
La legge di Bilancio già era intervenuta lo scorso anno su un obiettivo del Pnrr legato sempre alla denatalità. Il, numero di alunni per classe. L'ultima manovra del governo presieduto da Mario Draghi ha disposto che "al fine di favorire l'efficace fruizione del diritto all'istruzione anche da parte dei soggetti svantaggiati collocati in classi con numerosità prossima o superiore ai limiti previsti dalla normativa vigente".
In parole povere, il ministero dell'Istruzione è autorizzato a istruire nelle scuole caratterizzate da determinati valori indici di status sociale, economico e culturale e di dispersione scolastica. Cioè di "classi in deroga alle dimensioni". Si tratta in pratica di classi con un numero di alunni inferiore a parità di insegnanti.
I documenti allegati al Recovery Plan italiano spiegano che grazie "alla riduzione del numero medio di studenti per classe, si possono raggiungere alcuni obiettivi". Come il miglioramenti della qualità dell'insegnamento.
Magari fosse vero, la scuola italiana sarebbe alla metà dell'opera e in evidente recupero della sua funzione primaria.