di Matteo Forciniti
Sono state davvero tante le sedi delle associazioni italiane in Uruguay che si sono perse negli ultimi decenni. Un patrimonio immobiliare estremamente rilevante che è stato vittima del trascorre inevitabile del tempo che ha cancellato tante traccie di italianità sparse tra Montevideo e l'interno. Quella di Paysandú però è una storia a lieto fine che è sfuggita a questo epilogo e che merita quindi di essere raccontata.
Pochi giorni fa l'Associazione Lucana ha riconquistato la vecchia sede del Circolo Napolitano, un edificio emblematico per la storia della locale comunità italiana. La cerimonia che ha visto la firma di un accordo con la Intendencia di Paysandú si è svolta in conclusione della seconda settimana italiana che ha proposto molteplici attività con il ritorno di una festa molto sentita che ha avuto la sua ciliegina sulla torta nel gran finale.
Questo accordo con la Intendencia rappresenta in realtà il secondo passo di un lungo processo che ha avuto la sua prima tappa nel 2019: allora l'associazione riuscì a ottenere la gestione di uno spazio all'interno della sede, una sala informatica che è servita per fare ricerca genealogica con la collaborazione del Centro Regional de Estudios Migratorios e Investigación Genealógica (Cremig).
Una sala però era troppo poco per quello che questo immobile ha significato per la storia di una delle città con la più alta concentrazione di italiani in Uruguay. E così, dopo lunghe trattative, si è arrivati finalmente alla notizia tanto attesa come racconta il presidente dell'Associazione Lucana Martin Lamarca: "Essere riusciti a recuperare un patrimonio italiano dal grande valore simbolo per noi è motivo di grande orgoglio. Oggi penso a tutto quello che questa sede ha rappresentato in passato, al sacrificio dei nostri antenati e provo una grande emozione" dice commuovendosi. "Siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo attraverso un duro lavoro portato avanti nel corso degli anni e oggi vogliamo rendere omaggio a quegli italiani che costruirono la loro casa".
Nel corso della cerimonia della firma è intervenuto anche Nicolás Olivera, intendete di Paysandú, che ha celebrato l'accordo complimentandosi con l'Associazione Lucana: "In questa iniziativa si sintetizza lo sforzo, l'affetto e la perseveranza di un gruppo di persone che ama e rivendica le proprie radici e che non ha mai smesso di combattere per questo neanche per un solo secondo. Noi siamo convinti che da oggi l'immobile si troverà nelle mani migliori. Godetevelo e prendetevene cura, sappiamo che sarà un edificio dalle porte aperte per tutta la società, per tutta Paysandú e per tutta le gente che lo vorrà visitare".
Per capire come si è arrivati a questo riscatto della casa del Circolo Napolitano situata al numero 930 della calle Florida dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e risalire al secolo scorso.
Pochi anni dopo la fondazione dell'associazione che riuniva gli emigrati meridionali, nel 1897 iniziarono i lavori di costruzione della sede. Negli anni successivi furono fatte diverse riforme e, come racconta una ricerca di Andrés Oberti pubblicata su El Telegrafo, l'edificio venne definitivamente terminato nel 1912 ricco di simbolismi con statue e figure legate al Bel paese.
Negli anni settanta la grave crisi che colpì il Circolo venne in qualche modo attenuata dall'intervento delle istituzioni locali che salvarono l'immobile dalla rovina comprandolo. Nell'accordo con la Intendencia di Paysandú veniva stabilita la ristrutturazione della sede e il suo nuovo utilizzo per finalità culturali. Nel 1976 venne inaugurato il Museo Histórico Municipal e, dopo alcuni anni di attività, funzionarono all'interno dell'edificio italiano alcuni uffici della direzione di cultura e della scuola di musica municipale.
Nel 2002 la situazione tornò ad essere abbastanza critica e la Intendencia firmò un nuovo accordo, questa volta con l'Università della Repubblica (Udelar) per l'utilizzo della sede come una filiale della scuola nazionale di belle arti. A causa del ritardo nella concessione dei finanziamenti l'accordo venne concretato nel 2007 ma per attendere la fine dei lavori di riqualificazione bisognerà attendere fino al 2018 con il coinvolgimento del Centro Regional de Estudios Migratorios e Investigación Genealógica. I lavori di riqualificazione hanno riguardato praticamente tutto l'edificio ad eccezione della facciata rimasta praticamente uguale rispetto a quella del 1912.