di Franco Manzitti
Nel giorno in cui il Tribunale chiarisce che il sindaco Marco Bucci era assolutamente eleggibile, respingendo il ricorso di 21 non temerari, ma gli ex presidenti del Tribunale, della Corte dei Conti, e l'ex Rettore dell'Università, Genova lancia il suo gigantismo infrastrutturale, spiattellando progetti e miliardi da far girare la testa. Arriva perfino il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, non più certo in felpa ma in giacca e cravatta, ora che deve tranquillizzare il suo popolo, calante nei consensi e confessa di essersi emozionato come non mai nel suo incarico recente, mentre dava il via all'inaugurazione del mitico Terzo Valico spingendo il bottone che fa crollare il diaframma di una galleria. Questa opera, che Genova attende da 110 anni per collegare ferroviariamente Genova e Milano in quaranta minuti, in realtà è già stata inaugurata una decina di volte.
A turno tra governi di centro destra e di centro sinistra. E ogni inaugurazione allungava i tempi e quella di oggi non smentirà questo andazzo, perché mentre Salvini e il suo vice, Edoardo Rixi, vice ministro di buona volontà, di pasta genovese, tagliano nastri e si commuovono, le maxi talpe che dentro all'Appennino stanno scavando le due gallerie parallele per arrivare ad Arquata Scrivia sono sommerse dai crolli di un terreno friabile non previsto, malgrado i decenni di lavori sula sospirata tratta. In queste condizioni ci vorranno almeno altri tre anni per finire l'opera, altro che il fine 2024, indicato come appuntamento conclusivo.
Il Terzo Valico è lievitato nei tempi, ma anche nei costi, che dagli iniziali 5 miliardi sono arrivati a 7,8. E i canti di gloria di Salvini, Toti, presidente della Regione ligure, più parlante che facente, si infrangono sul fatto che, terminata l'opera, Milano resterà ancora lontana oltre una quarantina di chilometri, perché il quadruplicamento del percorso tra Tortona e la stazione centrale meneghina non è neppure stato progettato.
Allora il sogno di collegare merci e passeggeri tra Genova e Milano in meno di mezz'ora diventa una colossale bufala, che si sente ripetere con troppa insistenza da chi non studia bene le carte.
Ma la giornata trionfale del ministro leghista e del suo apparato non si limita certo solo a questa "sparata", dedicata a 50 chilometri di ferrovia " a doppia canna", di cui 35 in una galleria semisepolta.
Salvini non si limita a questo. Firma il protocollo del Terzo Valico, impegnando i futuri amministratori all'impegno di concluderlo come se la sua penna vincolasse in futuro ogni decisione di chissà quale governo, in chissà quale scenario geopolitico, ma poi si butta sull'altra opera gigante.
La famosa Gronda, una super tangenziale di 70 chilometri, di cui 54 in galleria, che dovrebbe sbloccare il traffico a Genova e nella sua intricata area di comunicazione tra città, aree portuali, autostrade, ponti e gallerie, che formano il grande intreccio intorno alla Superba.
Finalmente con la sua penna il leader leghista firma il via che era atteso da decine di anni e che ha lacerato la città in un dibattito infinito sulla necessità di costruirla, sui percorsi per realizzarla, su un terreno avaro di spazi, un grande balcone tra la montagna e il mare.
La chiamavamo negli anni 80 Bretella e se l'avessero costruita non sarebbe crollato il ponte Morandi, perché un traffico meglio distribuito non lo avrebbe logorato al punto di farlo collassare neppure troppo a sorpresa.
Quel ponte era come una roulette russa e i pubblici amministratori lo sapevano, eccome, ma non trovando soluzioni alternative perché la politica bloccava la Bretella già finanziata con 600 miliardi, che poi furono dirottati sulla Reggio Calabria-Salerno. Una beffa con lutto e grande ingiustizia.
Poi la Bretella divenne Gronda e ora Salvini and company in pompa magna vengono a dire che si farà in 10 anni e che già si sono spesi 200 milioni per i lavori propedeutici di questo kolossal che prevede pure un ponte simile a quello crollato del Morandi e gallerie per 54 chilometri.
Come si farà a scavare praticamente in un territorio un po' urbanizzato, un po' già intricato dalle antiche vie di comunicazione e dove si metterà il materiale dello scavo, che sono montagne e montagne di detriti, milioni di autocarri a trasportarli su e giù per la Liguria?
Gli strateghi del gigantismo sostengono che con questo immane scavo si potranno gettare le fondamenta della maxi diga portuale appena approvata.
Ma questa altra enorme opera pubblica, appena firmata burocraticaente, dovrebbe essere già terminata nel 2026, almeno nelle sue parti essenziali, mentre i lavori della Gronda finiranno nel 2032... E allora?
L'intrigo delle Grandi Opere a Genova non si riesce a risolvere, perché oltre alla Super Diga, al Terzo Valico e alla maxi Gronda, ci sono anche il tunnel subportuale, un canale in mezzo al porto a 30, 40 metri di profondità e la collegata semidistruzione della Sopraelevata, la tangenziale interna che sorvola il porto e il cuore di Genova, da Ponente a Levante, garantendo il traffico urbano. Insomma Genova programma di essere un cantiere mostruoso per i prossimi dieci-quindici anni. Possiamo dire che incomincia un film che potremmo intitolare Odissea 2032, viaggio non nello spazio ma nei cantieri, nelle gallerie, sott'acqua e in superficie e nella pancia delle montagne, per costruire la diga sui fondali di 30-40 metri, Imprese ciclopiche o grande propaganda?