Franco Esposito
Finti lavori, cantieri fasulli, fatture false: ecco a voi il bluff del superbonus. Truffe a tutta randa e crediti d'imposta sequestrati per tre miliardi e mezzo di euro nell'ultimo anno. Il report della Guardia di Finanza non concede sconti, denuncia tutto. Dai cantieri fantasma alle operazioni su stalle, fatte passare per villette, in cui i lavori non sono stati mai realizzati.
Il paese di Bengodi, alla luce dell'applicazione truffaldina, tutta italiana, del superbonus. I controlli vengono elusi in maniera elementare, è tutto facile, molto semplice. I pacchetti di crediti passano ripetutamente tra società. Ignari i cittadini, nella maggior parte dei casi. A Milano alcuni contribuenti hanno scoperto di aver registrato operazioni a loro insaputa nel cassetto fiscale. Ditte operative non risultano al lavoro su immobili che non erano nella disponibilità di "chi avrebbe dovuto approvare l'appalto".
Un colossale imbroglio. Conclusione non imprevista da parte di chi conosce anche superficialmente andazzi e abitudini italiani quando c'è da guadagnare soldi con metodi truffaldini.
É il caso del superbonus, papale papale. Una creatività in materia di frodi fiscali che, a quanto pare, non ha limiti. É quanto emerge dal rapporto che la Guardia di Finanza ha consegnato alla Commissione Bilancio del Senato, esaminatrice del decreto "Aiuti quater" con le norme in materia di Superbonus.
In materia di imbrogli, tra i più gettonati risulta il meccanismo delle "cessioni a catena" tra imprese con la stessa sede e/o con gli stessi rappresentanti", costituite in un breve arco temporale, oppure che "hanno ripreso ad operare dopo un periodo di inattività o che da poco si sono formalmente riconvertite all'edilizia, i cui soci o amministratori sono nullatenenti, irreperibili e/o gravati da precedenti penali".
Un solido spesso schermo che rende particolarmente difficoltosa, per chi acquista il credito in buona fede, e in particolare per gli Istituti di credito, l'effettuazione di una corretta verifica sui profili dei soggetti e sull'oggetto delle operazioni.
Le indagini della Guardia di Finanza con l'Agenzia delle Entrate hanno consentito il sequestro preventivo di crediti di imposta inesistenti per oltre 3,6 miliardi di euro dal novembre 2021 a oggi. I casi più ricorrenti riguardano immobili sui quali sarebbero stati eseguiti gli interventi agevolati non riconducibili ai beneficiari originali delle detrazioni. E lavori incompatibili con le dimensioni imprenditoriali dei soggetti che li avrebbero effettuati e che avrebbero praticato lo sconto in fattura.
Allo stato attuale, la situazione è tipica di un'autentica Babele. Il regno degli imbroglioni truffatori che hanno agito finora in maniera pressoché indisturbata. Almeno fino a quando a quando il report delle Fiamme Gialle non è diventato di pubblico dominio.
Tra i casi più recenti, quello che ha causato il sequestro preventivo di crediti per un miliardo di euro. É accaduto tra Roma e Foggia. Ricostruito dalla Guardia di Finanza, lo schema è emblematico. É andata così: due società immobiliari riconducibili al medesimo imprenditore, proprietarie o conduttrici di centinaia di immobili con un basso valore catastali (leggasi stalle), hanno emesso reciprocamente, in poche settimane, fatture per un imponibile di svariate centinaia di milioni di euro riguardanti "acconti su lavori che in concreto non risultavano essere stati mai realizzati".
Il marchingegno ha permesso di generare "crediti tributari fittizi, relativi al bonus facciate, i bonus ristrutturazione, all'ecobonus e al sismabonus, per oltre un miliardo". Parte di questi crediti già monetizzata a seguito di un vorticoso flusso di cessioni che ha coinvolto società satelliti, "alcune delle quali neo costituite", e persone fisiche, in alcuni casi interi nuclei familiari, che, pur a fronte di redditi nulli o modesti, risultano aver acquistato e poi ceduto crediti per importi di rilevante entità.
A qual pro? "Al solo fine di "allungare la catena, ostacolare i controlli e vanificare l'azione di recupero dei profitti illeciti". In alcuni casi i procedimenti penali sono partiti da denunce di ignari cittadini. A Milano, a seguito delle segnalazioni di alcuni cittadini, che nel controllo dei propri cassetti fiscali, si sono resi conto di "operazioni di cessione di crediti in materia edilizia a loro carico".
C'è stata anche la scoperta di una società edile che aveva emesso fatture nei confronti di quattro condomini a fronte di lavori mai realizzati. Con quale risultato? La creazione di crediti inesistenti per oltre 48 milioni di euro.
Un panorama decisamente spoetizzante. In materia di superbonus, l'Italia rischia di andare "indietro tutta".