di MATTEO FORCINITI
Sono passati cinque mesi dall'apertura di una nuova Cancelleria consolare a Montevideo: allora tanto i politicanti come i diplomatici erano entusiasti per la costruzione di una nuova struttura costata all'incirca 2 milioni di euro che avrebbe magicamente risolto tutti i problemi dei servizi consolari in Uruguay.
Eppure, le criticità oggi sono rimaste nonostante un panorama perfetto che qualcuno vuole raccontare: un esempio su tutti è la cittadinanza, ottenere un turno sembra quasi impossibile. Per vedersi riconosciuto un loro diritto, i discendenti spesso si vedono costretti a rivolgersi agli intermediari, persone che si fanno pagare profumatamente riuscendo -non si sa come- a ottenere questi benedetti i turni. La situazione ormai non indigna più, a questa mercificazione dei diritti ci siamo abituati. Le persone sono stufe di aspettare, la rabbia è tanta come dimostrano le testimonianze raccolte da Gente d'Italia.
"Noi siamo quattro cugini che vogliamo prendere la cittadinanza. Da sei mesi proviamo ma non riusciamo mai a ottenere una data" racconta Matias Dorrego. "Come molti anche noi ci siamo informati sugli intermediari e questa è una cosa che davvero si fa fatica a comprendere: e c'è anche chi malignamente pensa che evidentemente all'interno dell'Ambasciata ci deve essere qualcuno che forse non fa nulla per stroncare questo sistema. Penso che la lunga attesa e la disperazione ti porta inevitabilmente a ricorrere a queste persone perché purtroppo questa diventa l'unica scelta. La passività dell'Ambasciata di fronte a questo è abbastanza vergognoso".
"Io sto provando dal gennaio del 2022" dice Cristina Silva aggiungendo: "Entro sempre all'ora che viene indicata ma non riesco mai a trovare un posto libero. Ho letto su internet che ci sono questi intermediari che trovano gli appuntamenti, io sono in attesa ormai da un anno e, sinceramente, se avessi la possibilità non ci penserei un attimo a contattarli se mi facilitano la pratica. Credo che ci sia un enorme problema di ritardi nel sistema e ciò porta a un'amara verità: non esiste altra opzione se non quella di pagare. Ovviamente è un'ingiustizia perché stiamo chiedendo solo qualcosa che ci corrisponde di diritto, il tramite non dovrebbe essere così lento".
Anche Veronica Belen ha avuto gli stessi problemi: "Nel 2019 abbiamo iniziato a cercare una data sul sistema prenotami ma era impossibile, noi siamo sei in famiglia, pagare gli intermediari era troppo. All'inizio potevamo almeno accedere al calendario, poi è diventato sempre peggio. Ho parlato con altre persone, alcuni mi hanno detto che si trovavano in attesa addirittura da otto anni. Per un po' di tempo ci siamo rassegnati ma la nostra idea è quella di andare via dall'Uruguay quindi abbiamo continuato a insistere. Nel marzo 2022 siamo entrati in una lista d'attesa, il problema però è che tra i miei quattro figli, nel frattempo due sono diventati maggiorenni e sono stati esclusi dall'appuntamento che ci hanno dato. Adesso stiamo provando tutti i giorni per il loro turno ma non troviamo mai niente".
Ma come si è arrivati a questa situazione sul servizio di cittadinanza?
Il vero problema, come hanno sempre ammesso le stesse autorità, è la mancanza di personale, una questione che si trascina da tanti anni e che vede Montevideo come sede disagiata e penalizzata dalle scelte del Ministero degli Esteri.
Recentemente, il numero degli appuntamenti per la cittadinanza è stato anche ulteriormente ridotto rispetto al passato. Il motivo è il riconoscimento della cittadinanza materna per via giudiziaria, una pratica che sta diventando sempre più diffusa come hanno spiegato gli avvocati Arturo Salerni e Mario Angelelli dell'associazione Progetto Diritti in visita in Uruguay qualche mese fa. Il tutto parte da una assurda discriminazione imposta dall'Italia: per i discendenti di donne italiane emigrate nati prima del 1° gennaio del 1948 l'unica via percorribile per vedersi riconosciuto questo diritto è l'azione giudiziaria da intraprendere in Italia come riconosciuto dalla Corte Costituzionale nel 2009 e mai regolamentato dalla politica.