Il 2022 verrà ricordato come l’anno dei record per la spesa mondiale in Difesa, un trend destinato ad accentuarsi nel prossimo anno. La premessa è che mancano ancora i dati definitivi, ma la corsa al riarmo – già in atto da diversi anni – ha subito un’accelerazione sulla spinta di eventi come la guerra russa in Ucraina e le crescenti tensioni tra Cina e Stati Uniti attorno a Taiwan. Il risultato è una collezione di aumenti in alcuni casi vertiginosi dei bilanci della difesa: una corsa che vede in primo piano le superpotenze Usa e Cina, certo, per non parlare della Russia in pieno delirio imperialista, ma a cui partecipano anche Paesi “pacifisti” da decenni, come il Giappone e la Germania, e altri come la Polonia, già proiettata al vertice della potenza armata convenzionale in Europa.
L’Italia non è esclusa, con un aumento previsto del bilancio della Difesa per il 2023 pari a circa l’8%. In un mondo sempre più segnato dalla contrapposizione tra democrazie liberali e autocrazie, si intrecciano alleanze strategiche e patti militari, tra cui l’ultimo è quello per la realizzazione del supercaccia Tempest che l’Italia ha stretto insieme a Regno Unito e Giappone, mentre proprio dall’ex pacifista Giappone arriva la notizia di un processo di riarmo senza precedenti dal secondo Dopoguerra. Il governo di Tokyo ha approvato una revisione delle strategie nazionali di difesa e sicurezza, che accompagneranno nei prossimi anni il raddoppio del bilancio nazionale della Difesa al 2% del Pil entro il 2027.
Nel nuovo contesto normativo, il bilancio della Difesa nazionale per il periodo 2023-2027 aumenterà sino a circa 43 mila miliardi di yen (318 miliardi di dollari), un incremento superiore al 50% rispetto all'attuale piano di spesa quinquennale. La decisione riflette le minacce crescenti poste da Cina e Corea del Nord: la nuova versione della Strategia di sicurezza nazionale definisce in particolare la Cina una "sfida strategica" senza precedenti, esprimendo così una posizione più dura nei confronti della prima potenza asiatica, in linea con gli Stati Uniti e la Nato.
I nuovi indirizzi politici comporteranno anche una ridefinizione della struttura di comando delle forze armate e l'acquisizione di sistemi bellici per la proiezione della forza a lungo raggio - inclusi missili balistici e da crociera - ritenuti fino ad ora vietati dalla Costituzione pacifista del Paese. La nuova dottrina giapponese è stata accolta con il plauso degli Stati Uniti. "L'obiettivo del Giappone di aumentare in maniera significativa i suoi investimenti in materia di Difesa rafforzerà e modernizzerà l'alleanza fra gli Stati Uniti e il Giappone", ha dichiarato il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan.
Quanto al proprio bilancio della Difesa, il Senato americano ha appena approvato, con 83 voti favorevoli e 11 contrari, il nuovo budget da 858 miliardi di dollari che ora arriverà sulla scrivania di Joe Biden per essere firmato. La misura prevede l'aumento di fondi all'Ucraina, alla Nato e un nuovo programma per rafforzare l'assistenza di sicurezza a Taiwan. Il governo taiwanese, dal canto suo, aumenterà il budget per la Difesa del 13,9% nel 2023, al record di 586,3 miliardi di dollari taiwanesi (19,41 miliardi di dollari), includendo l'acquisto di nuovi caccia e altro materiale, in risposta alla crescente minaccia militare della Cina e delle sue attività intorno all'isola dopo la visita a Taipei di inizio agosto della speaker della Camera Usa Nancy Pelosi. Le spese militari, nel complesso, rappresentano il 14,6% del bilancio del governo per il 2023, di cui sono la quarta voce più grande.
Quanto alla Cina, alle prese con il rocambolesco passaggio da zero-Covid al contagio di massa, non sono noti annunci o stime per il 2023. In primavera il governo cinese ha annunciato un budget per la difesa di 1,45 trilioni di yuan (circa 229 miliardi di dollari) per l'anno fiscale 2022, che rappresenta un aumento del 7,1% rispetto all'anno precedente. Dopo anni di aumenti a due cifre negli anni 2000 e all'inizio del 2010, questo è il settimo anno consecutivo in cui la spesa per la difesa della Cina è cresciuta di una cifra. Nonostante ciò, la Cina è salita nella classifica globale della spesa per la Difesa, ed è ora seconda solo agli Stati Uniti in termini di spesa.
La Russia, malgrado le sanzioni e le difficoltà militari, ha promesso di pompare a più non posso la sua macchina bellica. La legge di bilancio 2023 firmata l’11 dicembre da Vladimir Putin ha stanziato 134 miliardi di euro per la difesa, la sicurezza e le forze dell’ordine: secondo i dati della Banca mondiale, la cifra equivale all’8% del Pil russo del 2021 (e il 30 per cento dell’intero budget). In Ue spicca il caso della Polonia: nell’ultimo anno Varsavia ha raddoppiato le spese militari, acquistando un numero impressionate di armi sudcoreane e statunitensi. A fine decennio – riporta Avvenire - il 5% della ricchezza nazionale polacca sarà divorato dai bilanci militari: cifre che proietteranno l’esercito di Varsavia al vertice della potenza armata convenzionale in Europa. La Polonia ha avviato un vasto programma di acquisizioni di MBT (carri armati da combattimento) che ha ben pochi paragoni nella recente storia militare, sottolinea il sito specializzato Difesa Online. “Parliamo di numeri di MBT mai raggiunti in Europa dai tempi della Guerra Fredda […], un processo di rinnovamento che non ha eguali nel mondo occidentale”.
Chi sta invece incontrando difficoltà nel mantenere le promesse fatte sulla Difesa è il governo tedesco di Olaf Scholz. All’indomani dell’invasione russa, la Germania ha modificato la sua Costituzione per approvare il riarmo, designando un fondo speciale di circa 100 miliardi di euro per equipaggiare meglio le sue forze armate, la Bundeswehr. Tuttavia, a causa degli interessi, della svalutazione dell'euro e dell'aumento dell'inflazione, il potere d’acquisto di quel fondo è sceso da 100 a 85 miliardi di euro, e nel Paese c’è polemica per le condizioni “imbarazzanti” in cui versa la Bundeswehr e più in generale sull’irrealizzabilità degli obiettivi di Scholz, incluso quello di dedicare il 2% del Pil alla Difesa. Per la Germania, il raggiungimento dell'obiettivo Nato di aumentare le spese per la difesa al 2% del Pil è “molto lontano”, è il giudizio recentemente espresso dall'Istituto di Colonia per la ricerca economica (Iw). Quanto al budget ordinario per la Difesa, quello del 2023 si aggira attorno ai 50 miliardi di euro, con una diminuzione nominale dello 0,6% rispetto allo scorso anno.