di Riccardo Galli
Lionel Messi va a prendere, sollevare e mostrare al mondo la Coppa, la Coppa che va a chi vince il Mondiale di calcio. In quel momento Lionel Messi è il calciatore che ha meritato il trofeo, l'uomo che realizza e conclude un percorso di vita, il simbolo di una nazione. In quel momento Lionel Messi è tante cose: orgoglio, abilità, professionalità, gioia, merito...Più una che letteralmente gli appiccicano addosso: il ruolo di uomo sandwich del cartellone pubblicitario evviva Qatar. Lo sceicco Al Thani, di fatto il datore di lavoro di Messi al Paris Saint Germain, veste Messi, Messi che è ancora in tenuta da gioco, pantaloncini e maglia della nazionale argentina, di un abito dal color nero e che griffa e marchia Messi, stesso, la Coppa, il Mondiale. Un abito arabo che parla arabo e dice al mondo: questa roba che avete visto e vedete è roba nostra. Non è stato un dono dell'emiro a Messi e al calcio, quella tunica è stata una voluta vestizione, vestizione con un simbolo arabo.
L'indelicatezza dell'emiro - Se era un dono, allora andava consegnato in altro momento e altro modo. Non era un dono, è stato forma che era sostanza. È stato: alla cerimonia finale vestiti all'araba. Metti la veste araba davanti alle telecamere, metti la veste araba sopra la maglia della tua nazionale, metti la veste araba a sigillo e gloria. Non stupisce l'indelicatezza dell'emiro: il pallone e tutto il Gran Circo del calcio se lo son comprato, no? Lo va dicendo ogni giorno Infantino che così stanno le cose ed è bene che così stiano e cioè che la missione ultima del calcio e quindi della Fifa è fare soldi. Quindi Al Thani che i soldi li tira fuori a centinaia di miliardi sul calcio, sul Mondiale, sulla Coppa e su Messi ci mette la veste che vuole.
La Coppa in vestaglia - Un titolo felice nella formula, il titolo venuto in mente a un cronista infelice di vedere la scena che vede è stato: "La Coppa in vestaglia". Con l'aggiunta: "Maradona non se la sarebbe mai fatta mettere addosso". La faccia di Messi mentre lo vestono all'araba è perplessa, imbarazzata. Niente di più. Accetta, subisce, non gli par gran cosa, non può fare altrimenti? Non doveva, a posteriori va detto che non doveva acconsentire a quello che non è un gesto di cortesia ma di appropriazione se non di sottomissione.
Ma poteva non volere? Poteva rifiutarsi? Qualcuno lo aveva avvertito? O il suo sottrarsi in diretta mondiale è chiedere troppo a chiunque venga a trovarsi in quella situazione? E infine Messi era in grado di volere, era per così dire del tutto lucido e freddo nell'euforia della sua vittoria per capire, pesare, valutare significato e senso di quella vestaglia araba che gli mettevano addosso mentre alzava la Coppa? Un giocatore di calcio anche uno dei più gradi giocatori di calcio della storia non si giudica da queste... vestaglie. Però il calcio ramo in grande crescita e a mercato amplissimo dell'industria dell'intrattenimento sì, si giudica da queste vestaglie. E se e quando con voluttà per questi mari e terre va, queste vestaglie piglia.