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LA REDAZIONE
Dunque, secondo il Centro di coordinamento sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti in Italia nel 2022 sono stati minacciati il doppio dei cronisti rispetto all'anno precedente. E non è certo una bella notizia perché, come ripetiamo da sempre, mettere il guinzaglio alla stampa equivale fare il gioco di quei furbi che amano 'lavorare sottobanco' in tranquillità, con la speranza di non finire sui giornali o sui siti per le proprie malefatte.
Sono persone, queste, che di certo non amano la democrazia, il diritto di cronaca e/o critica e magari hanno posti di rilievo in istituzioni importanti, ma non conoscono granché la Costituzione Italiana. Stiamo parlando, in questo caso, delle cosiddette intimidazioni dirette: possono essere minacce vere e proprie: aggressioni, avvertimenti e altri metodi violenti. Ma anche querele pretestuose o infondate che altro non vorrebbero che limitare la libertà di espressione denunciata anche dell'Unesco. Ma ci sono anche intimidazioni indirette, da parte di chi cerca di limitare la stampa in maniera più subdola, cercando di mettere i bastoni fra le ruote a chi cerca semplicemente di fare il proprio lavoro.
E il caso proprio de 'La Gente d'Italia': come forse già saprete, cari Lettori, il Comites di Montevideo e l'ambasciatore italiano in Uruguay hanno affermato che questo giornale è divisivo e che non apprezzano la nostra linea editoriale (chiaro il loro obiettivo, screditarci agli occhi del Dipartimento per l'informazione e l'editoria). Come se dovessero essere loro a dare un indirizzo a un media o a dire cosa scrivere. Insomma, roba che si vede solamente nei Paesi dove vige la dittatura. Eppure queste persone dovrebbero sapere che il Ventennio è passato d'un pezzo e dovrebbero anche sapere che questo giornale non ha padroni se non, appunto, da chi ci legge da quasi 25 anni. Forse meglio ricevere minacce dirette, come quelle recapitate anni addietro al Direttore di questo giornale dalla camorra, piuttosto che quelle indirette. Un po' meschine...