DI LUCIO FERO
C'è un mondo reale in cui il personale politico e le posture culturali e ideali che sono state bagaglio, abito e patrimonio del Movimento Sociale Italiano (Msi) si sono fatte governo della nazione. Per via di voto popolare, per via di libere elezioni. E c'è un mondo irreale, immaginario e disperato, dove la sinistra politica e culturale grida che no, no può essere, che tutto questo è impossibile, anzi vietato. La rappresentazione plastica dell'esistenza di questi due mondi (l'uno vero l'altro miraggio) è nel Presidente del Senato Ignazio La Russa che rende omaggio al suo partito d'origine, il Msi. E nella sinistra che ne chiede (verrebbe da dire ne pigola) le dimissioni dalla carica.
Msi, bisogna stare attenti a scrivere l'acronimo, molti potrebbero al giorno d'oggi confonderlo co M5S. Del Msi si è persa la nozione più che la memoria (la memoria collettiva del paese-nazione-gente non regge svanisce oltre i tre/sei mesi). Il Msi è dalla nascita (1946) il partito dichiaratamente o orgogliosamente e coraggiosamente, dicono loro stessi, dei neo fascisti. Anzi neanche tanto neo, sono loro, proprio loro: i fascisti di appena qualche anno prima. Scampati alla guerra civile, alla sconfitta, alla blandissima epurazione. Sono fascisti e lo dicono: nella propaganda, nella iconografia, nella liturgia dei riti politici. E nei programmi politici la cui base esplicita è la difesa e custodia della natura profonda e non accidentale del fascismo. Fanno il Msi e terranno per decenni i vita il Msi per conservare memoria, tradizioni, parole, pensieri e azioni del fascismo. Punto.
Poi inventeranno e si metteranno al riparo di balle storico-politiche di gran successo. La più fortunata sarà: il fascismo ha fatto un solo grande errore, entrare e perdere la guerra. Ne seguiranno altre, minori ma della stessa famiglia. Tipo la condanna delle leggi razziali. Ci son voluti decenni perché i fascisti di prima e di poi manifestassero tale condanna. E comunque questa viene usata come salvacondotto. Passaporto che veicola una enorme bugia e contraffazione storica, quella secondo cui il fascismo, depurato dalla guerra voluta e dalla persecuzione anti ebraica, fosse poi una variante accettabile del governare. Ancora oggi La Russa e gli altri che rendono omaggio al Msi si riparano dietro il: ma abbiamo condannato le leggi razziali! Non a caso non arriva la risposta che sarebbe a tono e cioè un: ci mancherebbe altro non lo aveste fatto! Il Msi era, è stato volutamente e apertamente il neo fascismo italiano. Negarlo è mentire, occultare.
Dove e come sia accaduto è lungo e complesso dire. O forse è semplicissimo: in Francia De Gaulle è eroe nazionale e Petain spregevole in termini di pubblica opinione. Da noi il fascismo ha fatto anche cose buone è luogo comune popolare. Da noi la guerra civile combattuta contro gli italiani fascisti che facevano il lavoro sporco per le SS deve discolparsi dei suoi eccessi. Da noi i ragazzi di Salò in fondo erano dei giovani che hanno combattuto per i loro ideali. Che quegli ideali fossero la sopraffazione, la dittatura, l'eliminazione fisica di etnie e idee dal mondo è circostanza costantemente omessa. Da noi l'antifascismo è macchiato dal peccato originale di comunismo (non è storicamente così ma così la si percepisce). Soprattutto da noi l'antifascismo è marchiato dalla vera peste che il bravo cittadino teme di contrarre: l'impegno e la partecipazione civile, civica e politica.
In circa 75 anni di tempo una democrazia stanca... Doppiamente stanca. Stanca perché mal sostenuta da una cittadinanza slombata. E stanca perché stanca e stacca i suoi cittadini da se stessa. In questi 75 anni di tempo nelle scuole, nelle famiglie, nei giornali, nella società detta civile l'antifascismo ha perso la battaglia dei cuori e delle menti. Infatti un elettore su quattro vota senza problemi ciò che viene su alto e forte dalla "radici che non gelano del Msi" (Isabella Rauti copyright). Non è che non sappiano di quelle radici, le considerano inoffensive, spendibili, edibili, perfino nutrienti con i loro frutti. Ed è pateticamente grottesco il gridare della sinistra che no, non è successo quel che è realtà.
Perché mai gli eredi e discendenti, nonni, figli e nipoti dei neo fascisti dovrebbero rinnegare le radici quando senza abiura alcuna hanno vinto alla grade le elezioni. E, ancora prima, quando hanno vinto alla grandissima la battaglia dei cuori e delle menti? Che dire alla e della sinistra che vaneggi di dimissioni dalla vita pubblica di tutti coloro che vengono dalla storia Msi quando quella storia i è fatta maggioranza elettorale e parlamentare? Un secolo dopo (ma anche prima) proprio no riesce a pensare il reale e il reale è che fascismi e regimi autoritari non sono complotti, dispetti e incidenti della storia o delle classi dirigenti. No, al contrario: hanno sempre radici nel popolo. Che non gelano mai del tutto, da noi in Italia meno che altrove.