di Mimmo Porpiglia
«Nessuno che non sia nato per il giornalismo e non sia pronto a morire per esso potrebbe resistere in una professione cosí incomprensibile e vorace, il cui lavoro finisce dopo ogni notizia, come se fosse per sempre, e non concede un attimo di pace fin quando non ricomincia, con piú entusiasmo che mai, il minuto dopo» Gabriel García Márquez...
DopoDomani, 1 gennaio 2023 saranno 57 i miei anni trascorsi facendo il giornalista, 53 da professionista, due da praticante e due, agli inizi, da pubblicista..... Una vita...Una bella vita in un giornalismo romantico e d'avventura che concedeva molte opportunità. Forse, a quei tempi, -era il 1966 - quando rigiravo tra le mani quel tesserino da pubblicista, di colore verde, non erano più di mille i giornalisti professionisti in Italia e noi più giovani avevamo molti "modelli" cui ispirarsi e grandi "maestri" che ci guidavano, Baldacci, Ghirelli, Montanelli.... Erano tempi lenti in cui era più facile insegnare e trasmettere il mestiere da una generazione all'altra. Così sta passando una vita...che oggi ricordo con affetto.. Negli anni Settanta i quotidiani erano "sporchi", fatti con il piombo che ti anneriva le dita dopo averli sfogliati. In Italia, al Mattino di Napoli, chiudevano tardissimo, alle tre del mattino, con la possibilità di correggere e integrare anche fino alle quattro, per cui bisognava che i giovani facessero "la notte", cioè arrivassero al lavoro intorno alle 17,30, per restare di guardia fino alle ore piccole. Ricordo un amico che mi riferiva con sarcasmo di aver telefonato tutta la mattina alla redazione del Mattino e di non aver ricevuto risposta, intendendo con questo dire che erano dei privilegiati che lavorano poco! "Prova a chiamare dalle 15 alle 23 e risponderanno tutti – gli spiegai – ma di gran fretta perché le notizie arrivano quando arrivano, e vanno subito scritte e messe in pagina". Da giovane ultimo arrivato, da "abusivo" - così chiamavano coloro i quali lavoravano senza contratto - nei primi anni dovevo fare le notti, tornavo a casa dopo le tre del mattino. Una notte però non tornai! Le tre, le quattro, le cinque, le sei... Al giornale non rispondeva nessuno e all'epoca non c'erano i cellulari. E i miei genitori erano in ansia...Arrivai a casa alle 7 con la notizia del rapimento del giudice Sossi, il primo grosso rapimento delle Br, un evento sconvolgente che aveva richiesto la presenza e l'attenzione di tutti gli addetti del momento. Avvenimenti come questo davano l'impressione di essere in prima linea.. Erano i cosiddetti "anni di piombo" e a partire da Indro Montanelli, ci furono giornalisti gambizzati o addirittura ammazzati (Walter Tobagi, Carlo Casalegno) per colpa di quello che scrivevano. Allora non esisteva quella comunicazione "in tempo reale", che tutti oggi diamo per scontata. Pensare a quando il tempo reale passava per il nastro punzecchiato della telescrivente, perché non c'era neppure il fax, sembra di andare indietro di secoli. Ancora negli anni Settanta quando ho cominciato a mandare i pezzi in redazione, le notizie si dettavano al telefono e i "dimafonisti" riascoltavano e trascrivevano la registrazione (prima c'erano gli stenografi), da mandare al redattore che la doveva impaginare, il quale poi a sua volta la passava in tipografia. Le pagine dalle redazioni provinciali arrivavano in treno, in un oggetto chiamato "fuorisacco" che il giornale mandava a prendere in stazione, e con grande celerità trasferiva in tipografia per essere avviato alle rotative. Se si perdeva il fuorisacco diventava un'emergenza totale riuscire a riempire delle pagine che altrimenti sarebbero arrivate in edicola.... bianche! Questa urgenza da "prima linea" è quella che faceva del giornalista il mestiere romanticizzato dei film: prima che internet smitizzasse i giornali rendendo la comunicazione più "democratica", il giornalista per la gente era il reporter, con la matita dietro l'orecchio, o l'investigatore, richiamando personaggi interpretati da Jack Lemmon, Robert Redford, Orson Welles, o l'inviato di guerra come Hemingway o Orwell ... In realtà, fuori a caccia di notizie ci vanno quelli delle "agenzie" (Ansa, Reuters, Associated Press e via citando) e chi lavora con i tempi più tranquilli delle riviste. Il contratto da inviato à la Hemingway è sempre stato approdo di pochi. Ed era il mio sogno... .raggiunto nel 1978 quando fui inviato a Buenos Aires per i mondiali di calcio.... E raccontai un giorno di aver visto un ragazzo che toccava il pallone meglio di Pelé.... Si chiamava Maradona... Omar Sivori ci aveva detto di andarlo a vedere...Ma il Napoli non volle comprarlo... Lo fece più tardi quando costava mille volte di più.....
Gli inviati nei quotidiani oggi sono per lo più ancorati alla scrivania, per una questione di costi, e ottengono di andare in missione solo temporaneamente e per specifici avvenimenti. Oggi l'editorialista che fa il solo tragitto casa-redazione non rischia più la vita, ma piuttosto guai giudiziari, cause, censure dall'Ordine. Nel mondo in generale, il mestiere di giornalista è uno dei più rischiosi. Si rischia la vita e si rischia anche la galera. Secondo il World Press Freedom Index stilato dalla ONG Reporters Without Borders la libertà di stampa è arretrata dovunque nel mondo, e le cause sono le azioni degli estremisti islamici, le guerre, le violenze compiute durante le manifestazioni, la crisi economica.
25 anni fa ho fondato questo giornale che dirigo grazie al grande lavoro dei miei colleghi e dei preziosi collaboratori che lo completano. Qualcuno pensa di fermarci, chiuderci la bocca....
Beh sappia che non ci sono riusciti mafia, camorra, Bierre....
"Sono stato un fortunato, e lo sono ancora perché continuo a farlo questo mestiere......." ricordo queste parole dette da un signor giornalista, Carlo Nazzaro.... Aveva superato gli 80 ed arrivava di buon mattino in tipografia per correggere il suo pezzo. Indossava sempre un maglione giallo e i tipografi fischiavano imitando il cinguettio dei passerotti. Nazzaro leggeva, correggeva e sorrideva.... Io lo guardavo e sognavo.....un sogno che continua da 57 anni che spero non finisca mai......