di Lucio Fero
Nando Pagnoncelli e il Corriere della Sera ci danno stamane una pessima notizia, in parte inattesa ma in fondo coerente con qualità e quantità dello spirito, etica e fibra civile di quell'entità che chiamiamo gente e che esentiamo dalla fatica di essere cittadino. La pessima notizia è che, dopo dieci mesi dall'invasione armata russa dell'Ucraina, dopo mesi che gli ucraini resistono, dopo che la strategia di Mosca è palesemente quella di rubare terra altrui, dopo che la Russia ogni giorno spiana case, villaggi, scuole, ospedali, dopo settimane e settimane di bombardamenti sui civili, dopo l'esplicita volontà russa di ridurre alla fame e al gelo la popolazione ucraina, dopo che ogni governo europeo, compreso quello della Meloni, ha spiegato a se stesso e alla sua gente che l'eventuale vittoria dei russi in Ucraina sarebbe la vittoria di chi cambia i confini con i carri armati, dopo che dalla stessa Russia è arrivata più e più volte la rivendicazione dello "spazio russo", lo stesso concetto dello spazio vitale hitleriano, dopo che Mosca ha avvertito ogni gente che la sua guerra è una crociata contro l'Occidente, i suoi valori, le sue libertà, il suo modo di vivere...Dopo quasi un anno di tutto questo la gente che abita e vive in Italia nella sua maggioranza è progressivamente scivolata verso la neutralità tra Russia e Ucraina. Questa la pessima notizia nel sondaggio Pagnoncelli-Corriere della Sera.
Il primo strato della neutralità umor montante di gente è quello riassumibile nel quanto mi costa. Alla perenne ricerca del maleficio altrui che determina meno soldi in tasca facile l'equazione: guerra uguale aumento prezzi gas, energia, aumento prezzi di tutto...e io ci rimetto. Quindi basta guerra, un basta guerra nella forma si dia a Putin un po' o un po' parecchio di quel che vuole. Gli ucraini se ne facciano una ragione e mollino un po' di nazione. Soprattutto lo facciano...per noi. Per le nostre bollette. Una neutralità che qualche sociologo indulgente e corrivo potrebbe agevolmente definire neutralità di...necessità.
Abbiamo elaborato e dato cittadinanza all'abusivismo di necessità, all'evasione fiscale di necessità, trova ben posto nel nostro vivere associato il neutralismo di tasca. Nel bilancio valori di questi "bisogni della gente" libertà e democrazia, se altrui, non sono prezzati e, se propri, vengono considerati merce in salso o comunque in cambio pubblicità. Ma il neutralismo di malmostosa necessità è solo il primo strato. Più profondo c'è...
Più profondo, al profondo dello scivolare progressivo dell'umor di gente verso la neutralità tra Russia e Ucraina in questa guerra c'è un ideal tipo di umano, un format di gente, un tipo di gente che è l'acqua nella quale naviga la nostra quotidiana vita collettiva. Quel tipo di gente che considera, saggio, prudente, furbo e sano farsi sempre e comunque i fatti propri. Anche quando farsi i fatti propri consiste nello scappare, chiamarsi, portarsi fuori. Anche in una strada delle nostre città può capitare di vedere esempi della maggioranza che sceglie sempre la neutralità: se qualcuno esercita o fa violenza ad altri i più degli astanti e passanti non si immischiano. Per paura, non si immischiano per paura. Comprensibile paura. E la paura è una buona cosa, ci tiene in vita come specie da centinaia di migliaia di anni e forse più.
Ma la paura ha una sorella che veste apparentemente i suoi stessi panni e ha tratti somatici in comune con lei, però al contrario della paura, non ci salva la vita ma la vita, perfino la sopravvivenza, prima la degrada e svilisce, umilia e insozza e poi la perde. La sorella della paura è la viltà, la vigliaccheria. Quel 47 per cento di italiani che si dice neutrale tra Russia e Ucraina non ha qui in Italia, qui e oggi, motivo e modo da aver reale paura. Sceglie invece l'altro sentimento, lo abbraccia e magari finge sia paura. Invece è viltà, viltà civile, vigliaccheria civica. E, in fondo, al fondo dell'animo e mente, anche individuale viltà.