Gianluca Vialli è morto. Era ricoverato in clinica a Londra da alcuni giorni, perché il tumore al pancreas che lo ha ucciso si era aggravato, dopo 5 anni di lotta. Aveva 58 anni, era nato a Cremona il 9 luglio 1964. La notizia della morte di Vialli è arrivata nella mattinata del 6 gennaio, poco dopo le 10. Vialli era ricoverato a Londra.
Dopo Sinisa Mihajlovic e Pelé, un altro grande del calcio se ne è andato in questo scorcio fra il 2022 e il 2023. Il 14 dicembre Vialli aveva lasciato il suo ultimo job, quello di capo delegazione della nazionale di calcio italiana, con un messaggio: "Al termine di una lunga e difficoltosa 'trattativa' con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri. L'obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi. Un abbraccio". Non è andata così, purtroppo. Ne ha scritto con commosse espressioni sul Secolo XIX di Genova Claudio Mangini. Vialli se n'è andato, è scivolato via dalla vita dopo aver provato ancora una volta a resistere, a far stancare il compagno di viaggio indesiderato che – raccontava – "c'è e posso solo sperare che un giorno si stanchi, scenda e mi lasci proseguire il mio viaggio" Quella di Vialli fu una luminosa carriera nel mondo del calcio. Dall'esordio nella Cremonese, e in Nazionale a 21 anni, al trionfo alla Sampdoria che porta allo scudetto nel 1991. Poi la Juventus. Infine il passaggio al management con una serie di successi con la squadra londinese del Chelsea. Poi il declino in Inghilterra e nuova vita in Italia, nel team della nazionale e anche come commentatore in tv.