L'OSSERVATORIO ITALIANO
di Anonimo Napoletano
I medici cubani sbarcati in Italia per “curare” la sanità calabrese non devono sorprendere. Da decenni la Calabria è in coda in tutte le classifiche su servizi pubblici e qualità della vita. La sanità non fa eccezione. Su 19 regioni e due province autonome (Trento e Bolzano), la Calabria risulta al 18esimo posto nella classifica della Fondazione Gimbe sulle prestazioni sanitarie in Italia. un rapporto che analizza i risultati (dal 2010 al 2019) della cosiddetta “griglia Lea” con la quale da tempo il ministero della Salute monitora le performance sanitarie delle Regioni. I “Lea” sono i livelli minimi di assistenza. La Calabria risulta quindi in “zona rossa”. Nella classifica agli opposti vertici figurano Emilia-Romagna (la migliore) e Sardegna (la peggiore). La Fondazione Gimbe parla causticamente di «dieci anni di diseguaglianze territoriali». Sono infatti le regioni meridionali e insulari quelle messe peggio (con l'eccezione di Valle d'Aosta e provincia autonoma di Bolzano che pure non brillano). Quella della Fondazione Gimbe è una sorta di “pagella” per la sanità, che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti).
Le Regioni inadempienti sono sottoposte ai “Piani di rientro”, strumento che prevede uno specifico affiancamento da parte del ministero della Salute che può arrivare sino al commissariamento della Regione. La Calabria, per esempio, è sotto commissariamento dal 2007...
In Calabria nel decennio 2010-2019 la percentuale cumulativa degli adempimenti della Regione ai Livelli essenziali di assistenza, ovvero le prestazioni che il servizio sanitario nazionale eroga gratuitamente o tramite il pagamento di un ticket, è del 60% (mentre la media italiana è del 75,7%). Significa che in Calabria il 40% delle risorse assegnate alla Regione nel periodo 2010-2019 non ha prodotto servizi per i cittadini (la media nazionale in questo caso è del 24,3%). Agli ultimi 6 posti, oltre alla Sardegna, Provincia autonoma di Bolzano (57,6%), Campania (58,2%), Calabria (59,9%), Valle d’Aosta (63,8%) e Puglia (67,5%).
Durissime le conclusioni del presidente della Fondanzione Gimbe, Nino Cartabellotta: «Senza una nuova stagione di collaborazione tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei Lea, diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e l'indirizzo di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute. Una situazione che stride con i princìpi di equità e universalismo del servizio sanitario nazionale, recentemente ribaditi dal ministero secondo cui è prioritario il superamento delle diseguaglianze territoriali nell’offerta sanitaria».