Franco Esposito
A Milano per il canone mensile di un monolocale servono 650 euro. E lei, assunta come bidella, ne guadagna 1.100. La domanda nasce allora spontanea: come svangarla? Industriandosi, questo è poco ma sicuro, la prima cosa da fare. Ingegnandosi, ma fino a dove si è spinta Giuseppina Giuliano, ventinove anni, nessuno ci aveva pensato. Pendolare per scelta e necessità, ogni giorno, tutti i santi giorni, in treno. La trovata necessaria per fronteggiare il carovita, e per campare, sopravvivere. "Mi sono resa conto che a Milano è più facile trovare un ago in un pagliaio che una casa. Ma sì, anche in periferia, I prezzi degli affitti non scherzano, per non parlare poi del costo della vita".
Costa meno, sostiene la incredibile pendolare, molto meno andare avanti e indietro in treno, Napoli-Milano e ritorno lo stesso giorno. Ma le levatacce, le ore trascorse in treno, la cena consumata tra i vagoni? "Risparmio soldi, ormai ai disagi sono allenata, per il momeno va bene così".
É stupefacente, o no? Sembra di ascoltare la radiocronaca di una follia quotidiana, da Napoli, dove vive, a Milano, dove lavora come operatrice scolastica presso il liceo artistico Bocconi, in piazzale Arduino. Quando poi il turno finisce, rientra tranquillamente a casa,a 800 chilometri di distanza, non in un altro quartiere di Milano o alla periferia della Metropoli. A Napoli, gente. E senza perdere la tendenza al sorriso.
Consapevole che tutto quanto rappresenti una "follia, però facendo i conti ho concluso che economicamente mi conviene". Ma vuoi mettere il sacrificio, le tante ore di treno, le levatacce, tutti i giorni della settimana, sabato compreso? "Prendo in treno per Milano alle cinque, da quando a settembre sono diventata di ruolo. Ho provato a cercare una casa che non costasse troppo, dovendo tenere conto del mio stipendio, 1.165 euro".
L'insieme di fattori esposti ha portato Giuseppina Giuliano alla scelta di fare la pendolare. Quindi, nove ore al giorno in treno, al netto di ritardi. "Tra affitto, bollette e spesa avrei bruciato tutto lo stipendio. Se avessi deeciso di trasferirmi al Nord, per viverci, avrei dovuto chiedere il sostegno della mia famiglia". Invece, ripete con convinzione condita da sorrisi, continuando a "vivere a Napoli riesco anche a mettere da parte qualche soldino".
A Napoli la tenace Giuseppina vive con i genitori. La nonna e anche i cagnolini. "Oltre a quelle del treno, non ho altre spese. Posso quindi ritenermi fortunata. Molto fortunata". La felicità, per lei, è tornare a casa ogni sera. Anche se, a conti fatti, passa più tempo a spostarsi che non al lavoro o in famiglia. Ma il rientro al termine del turno di lavoro a Milano? Prende il treeno alle 18:20. "Arrivo a Napoli alle 22:53, salvo ritardi. Se tutto va secondo i programmi, sono a casa alle 23:30".
Ma al mattino la sveglia a che ora suona? Alle quattro in punto, avendo bisogno di una mezzoretta per raggiungere la stazione di Napoli Centrale. "Prendo la Frecciarossa delle 5:09, alle 9:24 sono a Milano".
Non finsice lì, ovvio, Le tocca usufrure dei mezzi pubblici. "Al liceo lavoro dalle 10:30 alle 17. Una corsa al supermercato a comprare qualcosa da mangiare a cena da consumare in treno". L'arte di arrangiarasi elevata al massimo livello. "Tanti viaggi in treno in una settimana mi danno la possibilità di accumulare un sacco di punti. Potrò avere sconti su viaggi futuri. Prenoto i biglietti con largo anticipo, usufruisco delle offerte e pago in contanti".
Quanto spende di treno al bidella pendolare in un mese? Quattrocento euro. "Molto meno di una stanza in condivisione a Milano". Questa avventurosa scelta necessaria comunque non è la soluzione finale. "Non perdo la speranza. Continuo a cercare una sistemazione a Milano. Ho chiesto anche a un ostello della gioventù, dove avevo abitato anni fa quando ero venuta a lavorare a Milano".
La risposta non incoraggia le speranze di Giuseppina. "Mi hanno detto che non ospitano più persone per lunghi periodi come facevano in passato. Adesso affittano stanze solo per brevi periodi. Il costo è di conseguenza più elevato. Insostenibile, almeno per me".
Al liceo artistico si prodigano anche per lei. Non fanno mancare il loro aiuto, colleghi operatori, professori e la direzione. "Non mi sento abbandonata. Solo un po' demoralizzata, questo sì. Pensavo di poter trovare una sistemazione comoda a un prezzo accettabile".
Stringe i denti, Giuseppina, non potendo fare di più con i buchi della cinta. "Ora che sono diventata di ruolo non posso permettermi di perdere l'opportunità che mi viene da questo lavoro".
Andrà avanti così, penedolare fino in fondo, levatacce, otto ore di treno al giorno, la cena in carrozza con qualcosa comprata di fretta al supermercato, avanti e indietro, tutti i giorni. Ma è vita anche così? Un'altra non c'è quando necessita confrontarsi con l'emergenza. Spesso definitiva, mai più provvisoria.