Franco Esposito
Questione o querelle, l'intervento del presidente ucraino al festival di Sanremo è diventato materia di discussione per il consiglio d'amministrazione della Rai. Il CdA si è riunito su richiesta del consigliere Laganà. Proprio mentre impazza il pieno delle opinioni, il sì contro il no all'apparizione di Volodymir Zelensky. Premessa e conclusione: chi ha avuto l'idea avrebbe fatto molto meglio a non esporla, a non portarla avanti.
Tout court, non andava neppure proposta, in ragione della delicatezza del momento e di eventuali, quasi certe ripercussioni politiche, ove mai il premier ucraino avesse minimamente scantonato. Ma tant'è, l'Italia è piena di gente che vuole stupire con effetti speciali. Trionfa il roboante.
Andrà così, il CdA avrebbe deciso in questo senso, gesto tipico da Ponzio Pilato. Il messaggio del presidentre ucraino sarà visionato prima della messa in onda, ovviamente in differita. Dovessero sorgere problemi, interverrà l'amministratore delegato in persona. Palla a Fuortes, ove mai si presentassero delle "criticità".
In parole povere, la TV di Stato conferma quello che viene definito l'evento clou della stagione. Ma si cautela, abbracciando un minimo di prudenza. Vigilerà sul programma canoro, nella stessa misura in cui – sostengono i dirigenti di viale Mazzini – la vigilanza viene esercitata e praticata su tutte le trasmissioni. Almeno così dovrebbe funzionare. Rientra nel controllo editoriale.
Sì o no, Zelensky in video al Festival di Sanremo ha scatenato una guerra, Uno scontro politico al calor bianco. Perciò il controllo preventivo sarà per l'occasione molto più accurato. Anche in ambito governo dominano divisioni e contrapposizioni. La maggioranza è divisa. "Di fronte a una scelta tanto impattante, stupisce come mai l'amministratore delegato non abbia ritenuto di mettere al corrente il CdA, costretto ad apprendere la cosa dai giornali", ha protestato in maniera vibrante il consigliere Riccardo Laganà.
Piccato Fuortes. "La scelta della scaletta e degli ospiti della kermesse canora è di pertinenza e prerogativa esclusiva del direttore artistico del Festival, Amadeus, e del direttore dell'Intrattenimento, Stefano Colletta. Decidono loro in piena autonomia". Nessun ulteriore passaggio quindi era dovuto. Fourtes ha confermato che i "due minuti di Zelensky" saranno contenuti in un video-messaggio registrato. I dirigenti coinvolti avranno il tempo per visionarlo.
Tutto bene, allora? Fino ad un certo punto. La Rai non chiarisce e non spiega come intenderà regolarsi se le parole del presidente ucraino non dovessero essere pubblicabili. Verrebbero censurate o trasmesse lo stesso? Nel primo caso, si aprirebbe una crisi internazionale; nell'altro si scatenerebbe l'inferno, non solo a livello di governo.
Ma Fuortes è solido sulla poltrona Rai più ambita? Giorgia Meloni avrebbe raccontato in giro che può restare. Mentre i consiglieri di centrodestra sono fermi sulle loro posizioni: Fratelli d'Italia pretende di avere il dominio su Tg1 e Tg2. In cambio di cosa? La Meloni annuncia tregua, laddove i CdA Rai si registra il via liera con l'astensione dei consiglieri di centrodestra. Accordo raggiunto dopo una telefonata tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.
Ma è su Zelensky a Sanremo che il dibattito continua a lanciare lingue di fuoco. L'associazione degli utenti Radiotv non nasconde preoccupazioni e timori. "L'invito al presidente ucrsaino rischia di "tradire la mission del Festival". I tempi dell'intervento diZalensky saranno gestiti in un'ottica chiaramente di conservazione. In CdA hanno sparso mugugni Amadeus e Bruno Vespa, eccolo, e lui, l'inventore di Porta a Porta e del salto della quaglia da un premier all'altro, il promotore dell'invito a Zalensky. Se qualcosa dovesse andare per il verso contrario, sarebbero gravi le ripercussioni sull'azienda Rai. "Durante il mio viaggio in Ucraina, Zelensky ci ha fatto sapere che avfrebe gradito partecipare al Festival", rivela Vespa su espresso invito dei dirigenti Rai.
L'impressione è che l'azienda di Stato si sia cacciata (o stia per farlo) in un grande pasticcio. Zelensky – sottolinea Bruno Vespa – è stato a Venezia, Cannes, al Golden Globe: la comparsata sanremese non rappresenterebbe per lui una novità assoluta. "Amadeues e tutti d'accordo, è nata così la collocazione di Zelensky nella serata conclusiva".
Salvini è contrario. Calenda pure. "Il palcoscenico dell'Ariston deve restare riservato alla musica". Di segno chiaramentre opposto le parole del governatore della Liguria, Giovanni Toti. "Dal palco di ogni trasmissione nazional-popolare di grande successo sono stati lanciati spesso messaggi di solidarietà e o denuncia. Ricordo addirittura Gorbaciov sul palco di Sanremo".
L'associazione utenti dei servizi radiotelevisivi si conferma ostili alla partecipazione del premier ucraino alla massima manifestazione canora italiana. "Una esibizione di canzonette non può essere trasformata in palco politico". L'associazione ha diffidato i vertici Rai e la commissione di Vigilanza a verificare "con urgenza i presupposti giuridici e normativi della presenza di Zelensky, nonché a valutare la correttezza della scelta degli ospiti fatta dalla direzione artistica del festival di Sanremo. Si rischia addirittura di incentivare l'odio razziale".
Questa è il massimo, ma solo per ora. Da oggi all'inizio del festival ne sentiremo e ne leggeremo di cotte e di crude. Certi tipi di italiani sono fatti così: ignorano il senso del limite.