Gente d'Italia

Cresce la protesta in Uruguay per i servizi consolari, diverse le azioni in programma

di Matteo Forciniti

Si sta facendo sempre più difficile la situazione dei servizi consolari in Uruguay. Da tempo un gruppo di cittadini sta cercando di organizzarsi tramite i social per potare avanti azioni di protesta di fronte alle autorità consolari per denunciare in particolare la mancanza di appuntamenti per il servizio di cittadinanza.

Le attese sono infinite, per molti è impossibile ottenenere un turno nonostante spesso la documentazione sia completa. C'è chi racconta di essere in attesa da un anno, chi addirittura da due, chi ormai ci ha perso la speranza e chi invece è deciso a non mollare per il desiderio di ottenere un documento in grado di facilitare un nuovo progetto di vita. Di certo a queste persone si sta negando il loro sacrosanto diritto alla cittadinanza italiana, una vera e propria emergenza ignobile per un paese civile. Ma per l'Ambasciata questa non è un'emergenza, meglio cercare di offuscare il tutto attraverso attività futili volte a promuovere l'immagine dell'Italia negli ambienti più esclusivi in Uruguay: ma quale immagine può essere quella di un paese che nega i diritti disprezzando i discendenti di quegli emigrati che ipocritamente si dice di difendere? Perché il made in Italy è diventato un'ossiosione mentre le pressanti esigenze della comunità vengono completamente ignorate? E poi, soprattutto, a cosa è servita la faraonica nuova sede della cancelleria consolare costata all'incirca un milione e mezzo di dollari?

La situazione è grave come dimostra anche la crescita dei processi per mancanza di appuntamenti in Italia come abbiamo già raccontato: pagando una cifra che oscilla tra i 3mila e i 6mila euro (dipende dalla quantità di persone che aderiscono) è possibile appellarsi a un giudice e farsi riconoscere quella nazionalità che i consolati negano a Montevideo come in altrove in Sud America.

In Uruguay c'è un clima pesante e tanta rabbia. Ed è per questo che un gruppo di cittadini nei prossimi giorni si presenterà direttamente alla cancelleria consolare di Montevideo per chiedere di essere ascoltato ma questa sarà una delle tante azioni in programma: "Siamo davvero stufi di questa situazione, vorremmo aprire un dialogo con le autorità consolari per cercare di trovare insieme una soluzione. Quello che ci stanno facendo è inaccettabile, una burocrazia politica ci impedisce di esercitare un nostro diritto e noi adesso diciamo basta" afferma Veronica Belen, una delle più attive nel gruppo. "Tra di noi ci sono casi molto diversi" prosegue. "In media ottenere un appuntamento sul sistema on line equivale a un attesa tra i due e i tre anni anche se ci sono casi peggiori. Una signora sta aspettando addirittura da 8 anni, entra tutte le sere ma non trova mai un posto livero: possiamo immaginare a quanti progetti questa persona ha dovuto rinunciare? Noi abbiamo già trasmesso alle autorità le nostre problematiche ma fino ad ora non siamo stati mai ascoltati. Ci rispondono sempre e solo via mail, non ci concedono mai l'opportunità di incontrarci ed è per questo che noi andremo lì direttamente per chiedere pacificamente di essere ascoltati. Abbiamo cercato aiuto al Comites ma neanche lì abbiamo ricevuto risposta, ci sentiamo soli".

È l'assenza di personale di fronte a un'alta domanda il motivo di questo ritardo, una cosa ormai risaputa. Al riguardo Veronica Belen aggiunge un altro dettaglio importante: "Il capo della cancelleria consolare Alessandra Crugnola ci ha detto che ci sono un milione di uruguaiani che stanno cercando di ottenere i turni e per questo il sistema on line sta avendo difficoltà. Ma secondo noi questa è una scusa perché ci ripetevano la stessa cosa anche in passato e il numero di richieste non scende mai, resta sempre un milione. Inoltre, dobbiamo ricordare che un anno fa la situazione era simile con i passaporti, c'erano pochissimi appuntamenti come succede adesso con la cittadinanza. Evidentemente questi appuntamenti non li vogliono dare, c'è un chiara volontà di ostacolare le nostre richieste e per questo andremo a protestare".

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