DI MATTEO FORCINITI

Non si accenna a placare la polemica sui servizi consolari in Uruguay. Venerdì mattina un gruppo di cittadini aveva consegnato una lettera alle autorità consolari denunciando il problema della mancanza di appuntamenti per il servizio di cittadinanza. "Siamo qui per chiedere di far rispettare i nostri diritti" ci avevano spiegato quel giorno argomentando così la loro iniziativa: "Attualmente ottenere un turno sembra impossibile. Nel 75% dei casi all'interno del nostro gruppo per trovare una data libera bisogna aspettare tra i due e i tre anni anche se talvolta l'attesa può essere più alta. Questi non sono tempi dignitosi, serve una soluzione urgente".

La risposta tanto attesa dell'Ambasciata è arrivata ma non ha portato nulla di concreto, il panorama all'orizzonte resta estremamente negativo nostante la propaganda ufficiale che attraverso la disinformazione cerca di ignorare questa emergenza: "Dopo la consegna della lettera sono stato ricevuto dal capo cancelliere" racconta Kevin Barcelo in attesa del documento per poter emigrare con la famiglia. "Mi ha detto che loro non ci possono fare niente per via del personale in funzione che è insufficiente alla domanda che c'è in Uruguay e che la lettera dovrebbe essere inviata al Ministero degli Esteri. Noi siamo stufi di sentire le solite risposte, oggi siamo sempre più scoraggiati e frustrati di fronte a questa situazione e all'immobilismo dell'Ambasciata. Ci chiediamo come sia possibile che gli intermediari, che si fanno pagare centinaia di dollari, riescano a ottenere un turno quando per tutti gli altri è impossibile. Adesso dobbiamo riflettere su che cosa fare, ci confronteremo tutti insieme per organizzare nuove azioni di protesta. Vogliamo dare visibilità alla problematica chiedendo che vengano rispettati i nostri diritti".

Veronica Belen aggiunge altri due dettagli significativi: "Un altro motivo del ritardo ci hanno detto che è il riconoscimento dellacittadinanza materna per via giudiziaria. Dato che ci sono delle sentenze queste pratiche hanno la priorità rispetto ai nostri casi, di conseguenza noi veniamo ulteriormete penalizzati".

Negli ultimi anni il riconoscimento della cittadinanza materna per via giudizia è diventata una pratica abbastanza diffusa da parte dei discendenti disposti a sborsare migliaia di euro per intraprendere azioni legali in Italia al fine di ottenere la tanto ricercata nazionalità. Il tutto parte da una assurda discriminazione imposta da una legge italiana che impedisce alle donne emigrate nate prima del 1° gennaio del 1948 di trasmettere la cittadinanza. Su tale discriminazione è intervenuta nel 2009 la Corte Costituzionale ma da allora la legge non è stata mai regolamentata dalla politica. Eppure, come vediamo bene a Montevideo, le conseguenze di questo pasticcio legislativo si fanno pesantemente sentire ancora oggi andando ad aggiungersi a una situazione già di per sé molto complicata.

L'altro dettaglio segnalato riguarda le motivazioni che hanno portato negli ultimi tempi a un incremento delle richieste di cittadinaza a Montevideo come riferiscono dal gruppo: "Secondo le autorità consolari la maggior parte di noi che chiede la cittadinanza lo fa solo per andare in vacanza". "Eppure" -ci tengono a precisare- "noi questo disprezzo non lo accettiamo. La realtà è che molti di noi hanno un disperato bisogno del documento per poter emigrare. In fin dei conti molte famiglie vanno alla ricerca di migliori opportunità di vita altrove proprio come nei secoli scorsi facevano i nostri antenati venendo qui".