Franco Esposito
Caserta l'epicentro dell'imbroglio. Lo scandalo delle false tessere del Partito Democratico. I vertici scelgono la linea dura, l'unica praticabile per restituire un minimo di serietà e credibilità al partito in Campania. Intanto, le tessere cancellate hanno raggiunto quota 3mila. Uno screening è in corso sui nomi all'anagrafe. In simultanea è partita la caccia "agli infiltrati di destra".
In parole povere, ma sentite, sul tesseramento di Caserta si abbatte la scure della commissione nazionale. L'intervento a gamba tesa ad annunciare l'imminente congresso del Partito Democratico.
La presidente nazionale Silvia Roggiani ha già provveduto all'invio di una comunicazione: le tessere annullate potrebbero essere di più, a margine della prima scrematura delle iscrizioni irregolari. La presidente ha dato mandato a due commissioni, la provinciale di Caserta e la regionale Campania: Francesco Gatto e Francesco Roberti debbono effettuare "ulteriori approfondimenti entro ventiquattrore", Traduzione del pensiero e dell'azione del vertice Pd: alle commissione locali è affidato il compito di scovare "al più presto eventuali infiltrati di centrodestra nell'anagrafe dei nuovi iscritti".
I controlli effettuati hanno portato alla cancellazione d'imperio di tesserati irregolari. I titolari dei casi più evidenti di "violazione delle norme". Ma ora, cosa succederà ora, rispetto anche a ulteriori dinamiche? Caserta è obbligata ad effettuare ulteriori controlli "rispetto a dinamiche territoriali che sfuggono al nostro controllo".
Il Pd si è cacciato in un garbuglio. Spetta comunque alla direzione centrale, a Roma, l'ultima parola. Da verificare infatti, le condizioni per l'approvazione, o meno, dell'anagrafe. L'unico sistema in grado di garantire ai tesserati della provincia di Caserta il diritto al voto nel fine settimana. O la possibilità di usufruire di una proroga.
I segnali del giallo delle tessere Pd a Caserta continuano a dominare la scena politica locale. Sul tema del cosiddetto "tesseramento gonfiato" si registrano gli interventi di autorevoli personaggi della politica. "Ci sono commissioni apposite che hanno il diritto e il dovere di fare chiarezza", ammonisce Stefano Bonaccini uno dei candidati alla guida del partito nazionale. "Poi se c'è qualcuno che non rispetta le regole, va messo da parte, nell'interesse di tutti".
Fitta è la corrispondenza tra gli organi di garanzia sui singoli territori. Palese il "boom ddi preferenze gestite a pacchetti". La direzione centrale è intervenuta con decisione in seguito al dispositivo firmato dal presidente Gatto, approvato con undici voti a favore e due contrari. É stata la luce che si è accesa sulle motivazioni che hanno portato alla mancata "validazione delle nuove iscrizioni".
Un pasticcio alla casertana.
Continue segnalazioni arrivano su precise indicazioni. "Ci sono diversi casi di iscrizione contemporanea al Pd e ad altri partiti, anche di destra". In Comuni amministrati da giunte Pd, le opposizioni hanno posto in essere azioni "nel tesseramento per alterare la tenuta delle amministrazioni comunali e viceversa in Comuni in cui il, Pd è all'opposizione".
Siamo a delirio, più o meno. Caserta è il regno della confusione. La commissione nazionale si chiede: "Chi meglio dei dem del territorio può assumersi la responsabilità di individuare queste figure tra i neo tesserati? É un lavoro da fare assieme, perché da Roma hanno investito anche noi locali del regionale".
All'appello del voto, al momento, manca solo Caserta. Laddove la commissione regionale ha dato l'okay per le altre province. Il discorso riguarda in positivo anche Salerno, reduce dalla bocciatura del regionale al ricorso presentato dalla "mozione Schlein". Il verdetto non sembra ribaltabile da parte di Roma, ove mai ci fosse il ricorso al terzo grado di giudizio dei democratici salernitani.
Ma a Napoli com'è messo il Pd? Dopo il taglio di 800 tessere, già ratificato, la situazione ha tutta l'aria di essere sotto controllo. Le sezioni di Barra e Capri già hanno votato. Ma ancora non si è spento l'eco delle accuse al veleno di Francesco Boccia, commissario uscente, contro i consiglieri regionali del Partito Democratico. "Ho verificato che la maggior parte degli eletti, il 70-80 per cento, non versano i contributi al partito".
L'attacco frontale verrebbe supportato da alcuni dettagli. Il partito, a fine giugno, ha indirizzato a consiglieri campani "un sollecito di pagamento per il versamento e il rientro dell'esposizione debitoria".
Le somme arretrate oscillerebbe tra i 20mila e i 40mila euro. "Si tratta di una cifra richiesta indebitamente", avrebbero risposto al tesoriere del partito gli eletti in Consiglio morosi fra virgolette. E ad agosto hanno poi interrotto i pagamenti, in attesa di fare luce su questo ennesimo caso scabroso.
Un partito senza pace, neppure con se stesso, il Partito Democratico di Letta & C.