ROMA – I senatori di Fratelli d'Italia Roberto Menia e Paolo Marcheschi hanno presentato un'interrogazione al ministro degli Esteri Antonio Tajani sul rilascio dei visti di studio a coloro che desiderano studiare la lingua e cultura italiana in Italia. Nella premessa l'interrogazione ribadisce l'importanza della promozione e diffusione della lingua italiana come strumento di presenza politica, economica, culturale nel mondo, ricordando che anche sul portale del Ministero degli Esteri le viene riconosciuto "un ruolo di interesse prioritario per la politica estera italiana". Per questa ragione sono importanti le scuole di italiano per stranieri, all'estero e in Italia – sottolineano Menia e Marcheschi, che però rilevano come questa ultime siano colpite da anni da "un problema non risolto" "relativo alla relativo alla concessione dei visti di studio per la lingua italiana, dovuto alla generica definizione del visto stesso previsto dal decreto interministeriale n. 850 dell'11 maggio 2011 recante la definizione delle tipologie dei visti d'ingresso e dei requisiti per il loro ottenimento". "Per la concessione del visto di studio viene infatti richiesta la conoscenza pregressa a livello B2 (medio-avanzato) della lingua italiana, requisito – rileva l'interrogazione – che risulta logico e adeguato qualora si voglia accedere a studi universitari o alla formazione professionale, ma altrettanto illogico se si pensa ad esempio all'ipotesi di chi ha intenzione di studiare, anche partendo da una conoscenza minima, la lingua italiana in un contesto italiano". "Il livello B2 del quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER) stabilisce infatti – spiega l'interrogazione – che lo studente di lingua è in grado di: comprendere i punti chiave di un discorso complesso, riguardo a temi sia concreti sia astratti, includendo argomentazioni tecniche nel proprio campo di specializzazione; interagire con un certo grado di fluidità e spontaneità che rende la conversazione, con i parlanti madrelingua, scorrevole e senza troppe complicazioni; produrre testi chiari e dettagliati con una vasta gamma di soggetti e spiegare il punto di vista su una tematica, considerando vantaggi e svantaggi delle varie opzioni". Al Ministro si chiede quindi se non ritenga opportuno "intervenire con un atto interpretativo o anche normativo che chiarisca quali debbano essere i requisiti economici, motivazionali, di sicurezza a cui devono riferirsi gli uffici consolari responsabili del rilascio dei visti", così da favorire lo studio della lingua da parte degli stranieri sul territorio nazionale, oltre che all'estero.