«Un congresso che cade in un momento non facile e di profonda trasformazione per il settore. Un congresso chiamato a riflettere su quella che rischia di diventare la deriva antidemocratica di questo Paese, perché senza un'adeguata attenzione al tema dell'informazione, la democrazia rischia di morire». Questo, nelle parole del segretario generale Fnsi Raffaele Lorusso, il senso del 29° Congresso nazionale della Stampa italiana in programma dal 14 al 16 febbraio 2023 al PalaCongressi di Riccione.
"Informazione è democrazia. La mediamorfosi e il lavoro giornalistico", il tema delle assise. Oltre 400 i giornalisti attesi nella cittadina romagnola, fra delegati e ospiti, nazionali e internazionali, chiamati a riflettere sul doppio filo che lega la qualità del lavoro giornalistico e la tenuta stessa delle istituzioni democratiche in un momento di forte e repentina trasformazione del settore.
«Assistiamo da tempo – osserva Lorusso – alla perdita rilevante di quote di mercato da parte dell'editoria tradizionale e ad una precarizzazione selvaggia del mercato del lavoro, denunciata anche dalla Commissione europea nel Rapporto sullo Stato di diritto nell'Unione del luglio 2022 insieme con tutta una serie di altre criticità, come le intimidazioni ai cronisti o le azioni legali bavaglio usate come arma per impedire ai giornalisti di fare il proprio dovere».
Criticità, incalza il segretario generale Fnsi, «che si possono affrontare solo mettendo insieme giornalisti, editori, rappresentanti di parlamento e governo», eppure «come dimostra il tavolo sull'equo compenso, la controparte datoriale di fronte a questi temi scappa e questo atteggiamento non è più accettabile».
Come va affrontata con lucidità e coraggio la mediamorfosi in atto, indotta dai nuovi strumenti digitali e dalle forme di intelligenza artificiale ormai di casa nelle redazioni. «Se pensiamo di fermare questi fenomeni – il monito di Lorusso – abbiamo perso la partita: il fenomeno va regolato e governato perché incide non solo sul modo di produrre informazione, ma sugli stessi processi cognitivi e dunque sulla partecipazione dei cittadini alla vita democratica».
Più in generale, dunque, «il tema è quello dei diritti sociali, del lavoro, su cui si fonda la Costituzione, del contrasto alla precarietà che investe non solo il settore giornalistico, ma tutta la società italiana», conclude Lorusso.
Al presidente dell'Associazione Stampa dell'Emilia Romagna, Matteo Naccari, moderatore della conferenza stampa, il compito di annunciare alcuni degli ospiti previsti, dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano al sottosegretario all'Editoria Alberto Barachini, dal presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, alla sindaca di Riccione Daniela Angelini, dal segretario generale della Cgil Maurizio Landini al viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, al deputato del Pd Andrea Orlando, già ministro del Lavoro del governo Draghi.
In chiusura la presentazione, a cura di Mattia Motta, presidente della Commissione lavoro autonomo della Fnsi, dei dati emersi dal Precariometro, la rilevazione nazionale realizzata dalla Clan i cui risultati sono stati elaborati dall'Osservatorio nazionale dei lavori nell'informazione digitale, Attraverso lo schermo.
Dalle circa 300 risposte fornite risulta un quadro a tinte fosche in cui il lavoro è sempre più povero e la precarietà sempre più sfrenata, con retribuzioni che quasi mai raggiungono i 15mila euro annui e orari di lavoro superiori a quelli dei lavoratori dipendenti, con colleghe e colleghi che chiedono al sindacato tutele legali e rappresentanza.
«Considerato che l'età media di chi ha risposto è di 44 anni – la riflessione di Motta – la domanda è: stiamo forse perdendo una intera generazione di croniste e cronisti che, scoraggiati dalle condizioni del mercato del lavoro, mollano il giornalismo per fare altro? E attenzione: solo in un caso su tre i colleghi vorrebbero essere assunti, la maggior parte chiede "solo" compensi decorosi».