di Franco Manzitti
"Rieccolo!", intitolerebbe il grande Indro Montanelli alle viste dell'ultima clamorosa ricomparsa sulla scena politica ligure. Inattesa, imprevista, sorprendente per l'uomo che negli ultimi decenni aveva gestito il maggior potere in Liguria, da dirigente partitico, da assessore, da sindaco di Genova, da deputato, da ministro dei Trasporti, per finire con dieci anni di governo della Regione Liguria.
Come Cincinnato si era ritirato in campagna a coltivare le verze in quel di Torriglia, montagnetta del profondo e un po' squallido entroterra genovese. Perfino cucinava per una trattoria tra i boschi un volta alla settimana.
Doveva digerire la clamorosa sconfitta nelle elezioni del 2015 alle Regionali, quando la sua delfina, la oggi cavalcante renziana doc Raffaella Paita, era stata sconfitta da Giovanni Toti, eurodeputato allora berlusconiano, ex direttore Mediaset e spin doctor del Cavaliere, outsider assoluto in quella competizione.
Non solo: quella candidatura della giovane promessa spezzina aveva spaccato la sinistra fino ad allora dominante in quasi tutta la Liguria, provocando lo strappo di un "mostro sacro", come Sergio Cofferati che alle primarie aveva sfidato la assessora, soccombendo in un mare di polemiche.
E di seguito alla Regione la Destra totiana aveva conquistato Savona, Spezia, Genova, Sarzana in un capovolgimento storico. Le roccheforti "rosse" erano crollate una ad una, come un castello di carte, conquistate con un blitz via l'altro.
Mentre il mondo cambiava lui, Burlando, aveva chiuso con la politica e la sua folgorante carriera e per otto anni filati se ne era stato al coperto, sempre silenzioso, appartato mentre sulla scena ligure irrompevano personaggi nuovi e trionfanti, come il sindaco Marco Bucci e come il leghista Edordo Rixi, che riusciva a conquistare un ruolo di vice ministro nel governo Conte 1, replicato oggi nel governo Meloni.
Claudio Burlando, sessantotto anni, in buona forma, ricompare dopo questo lungo tragitto sott'acqua, sarebbe meglio dire sotto il bosco, proprio nel giorno in cui la battaglia ai vertici del suo Pd vede in Liguria il successo di Elly Schlein contro Stefano Bonaccini, risultato controtendenza rispetto allo scenario nazionale, dove il presidente emiliano viaggia in testa verso il fatidico congresso Pd in tutte le regioni.
E il suo annuncio è solo una parziale sorpresa: "Dopo otto anni torno in campo". La mossa coincide anche con la devastante sconfitta per la sinistra nelle Regionali in Lazio e Lombardia, quando il Pd resiste come partito, ma crolla come coalizione anti destra, gelando i suoi candidati, D'Amato e Majorino, sotto il 35 per cento.
In verità il Burlando-Cincinnato qualche segnale aveva già incominciato a darlo da almeno un anno, sbucando tra le fronde delle verze della sua coltivazione e dal buon retiro collinare. Aveva lanciato una chat di amici che si scambiavano idee e programmi per Genova e la Liguria, nel numero consistente di trecento e con il titolo non modesto di "Vasta" ed aveva anche partecipato a qualche incontro, molto chiacchierato, tra imprenditori e politici su temi economici, a bordo della barca del suo antico amico, l'imprenditore Aldo Spinelli, oggi trasmigrato armi, bagagli, container e camion con la Destra dominante.
E poi proprio mentre lo scontro pre congressuale si stava scaldando anche in Liguria Burlando aveva fisicamente partecipato in prima fila a un paio di incontri con Bonaccini a Sanremo e a Savona.
Forse non aveva calcolato, l'ex ministro, deputato, sindaco, assessore e superdirigente di Pci, Ds, Pds e Pd, che l "sua "Liguria stava un po' sorprendentemente orientandosi verso la concorrente del suo candidato, la Elly Schlein.
E così oggi la grande rentrèe di un personaggio così "pesante" e influente sulla scena politica avviene in un terreno che si stacca nettamente dal resto d'Italia.
Schlein vince in Liguria con il 65,4 per cento contro il 38 di Stefano Bonaccini, a Genova addirittura 61 a 32.
C'è anche un boom di partecipazione, che riguarda sopratutto Genova e Spezia, dove al voto "interno" vanno in quattromila e dove per la prima volta da anni aumentano di 600 gli iscritti al Pd, che era oramai incartapecorito da anni in una lenta e inesorabile discesa.
Per la giovane ex vice presidente della Emilia Romagna si è speso in Liguria sopratutto Andrea Orlando, già vice segretario nazionale del Pd, spezzino, ex ministro della Giustizia con Conte, leader molto forte a Roma, un po' nascosto in Liguria, tanto è vero che si è fatto eleggere fuori regione, ma che ora dimostra di avere il partito ligure in pugno. Forse non per merito suo, ma per una oggettiva situazione genovese e ligure che improvvisamente assume un connotato chiaramente "de sinistra" nel cuore di un partito in grande difficoltà.
E' come se il fronte sinistro dello schieramento politico avesse preso una decisione interna, dallo sviluppo carsico, anche al di là delle leadership locali, prive di grandi personalità e di leaders.
Da anni in Liguria si susseguono, alla guida del Pd, figure di "bravi ragazzi" di corretto raziocinio e di ampi ragionamenti prospettici, ma sicuramente poco rappresentativi in una situazione politica fortemente soggiogata dalla Destra.
Da quando Toti ha strappato la Regione al governo della Sinistra, salvo brevi interruzioni praticamente continuo dagli anni Settanta, la Sinistra ha solo subito un "modello Genova", rinforzato dal grande successo del sindaco Bucci, con la ricostruzione del ponte Morandi e l'imposizione di uno stile manageriale ultra deciso, consolidato da una sorta di triumvirato: lo stesso Bucci più Toti e il presidente dell' Autorita portuale, Paolo Emilio Signorini.
Il terzetto ha schiacciato l'opposizione in un ruolo tanto subalterno da risultare imbarazzante. La Liguria e Genova sono stati conquistati da un efficientismo dirompente di quella Trimurti che ha incominciato a inondare il territorio di progetti, cantieri, idee, facendo passare l'idea di un inevitabile e lento declino della fantomatica opposizione.
Ma sono passati gli anni e dopo la miracolosa ricostruzione del Ponte e uno slancio progettuale, confermato poi molto parzialmente dalla ricostruzione del Water front di Levante, con la matita magica di Renzo Piano, ora il front destr della coalizione dominante in Liguria incomincia ad avere i suoi problemi.
Sono falliti i tentativi nazionali di Toti per un centro moderato che pure è rappresentato in Parlamento. L'egemonia di Fratelli d'Italia si fa sentire anche in una terra nella quale praticamente esistevano solo macchiette di Destra-Destra. L'uomo con il maggior curriculum nella storia di Forza Italia, l'ex ministro Claudio Scajola fa il sindaco a Imperia con gran successo, vuole solo bandiere civiche nella sua coalizione e intima "vade retro" ai partiti che cercano di allearsi con lui nelle imminenti elezioni comunali, che lo vedranno strafavorito.
E in questo clima rieccolo, Burlando che ricomincia a tessere una tela per andare chissà dove. Chissà.