di Riccardo Galli
Bonus edilizi incagliati, c'è incaglio e incaglio. Anche se nella notte dei lamenti tutti i pianti sono neri. C'è chi si è tuffato nel piatto ricco dei lavori edilizi tutti pagati e ripagati dallo Stato (in realtà dai contribuenti). Piatto ricco mi ci ficco non è peccato, tanto meno reato, se il piatto ricco in cui tuffarsi è allestito dal governo (in questo caso il Conte due a trazione M5S-Pd). La legge per cui il rimborso fiscale, a venire negli anni, delle spese sostenute diventava moneta parallela e circolante (al tempo stesso gonfiabile e deprezzata) per via dell'io lo cedo a te, tu a lui, lui a quell'altro (e ad ogni giro ciascuno incassa una quota, un pedaggio) era appunto una legge vigente, votata da un Parlamento. Usarla, profittarne (cosa diversa da approfittarne per truffe di finti lavori e fatture gonfiate) era lecito, stralegittimo.
Quindi chi ha cominciato ed ha in corso lavori fidando e contando nella cessione crediti fiscali ha "incaglio" al cui scioglimento deve pensare il governo, lo Stato e, purtroppo, il contribuente. Ma in giro scorrono anche altre lacrime, peggio ancora che di coccodrillo, lacrime ancor più predatorie. Le lacrime di chi dice: e ora i lavori a casa mia come li faccio? Li fai pagandoteli i lavori e non gratis. Pagandoli in media al 50 per cento perché l'altra metà te la rimborsa lo Stato con il credito fiscale. Ci metti i soldi tuoi, anche i soldi tuoi per rifarti casa. Come è giusto e sano che sia. Perché rifarsi casa gratis è stato un piatto ricco mi ci ficco, ma non è un diritto. Né delle genti né della gente. E' stata una pacchia, amen, pace, stop. Pretendere ora di procrastinare il piatto ricco mi ci ficco è una estorsione ai danni del contribuente.