Il presidente americano Joe Biden ha liquidato la proposta della Cina per una soluzione della guerra in Ucraina, mentre Pechino si avvia a diventare un importante crocevia sui destini del conflitto tra Mosca e Kiev con la visita di Stato della prossima settimana del presidente bielorusso Alexander Lukashenko - fedele alleato del Cremlino - e quella del presidente francese Emmanuel Macron di inizio aprile.
"Se a Putin piace, come può essere un buon piano?", ha tagliato corto Biden ad una domanda sul documento di 12 punti promosso dal presidente Xi Jinping, che sollecita una "soluzione politica", il ritiro delle sanzioni e sollecita tutti a sostenere Russia e Ucraina nella ripresa "del dialogo diretto" il più rapidamente possibile.
"Ci sono vantaggi solo per la Russia in quel piano", ha rincarato il presidente Usa in un'intervista a Abc News sottolineando che l'idea che la Cina "negozi l'esito di una guerra totalmente ingiusta per l'Ucraina non è razionale".
Mentre, ha assicurato, se il Dragone fornisse armi alla Russia gli Usa "risponderebbero". Dopo le bocciature di Ue, Usa e Nato, anche i leader ucraini hanno espresso giudizi più netti.
Nel documento "ci sono vari elementi sui quali siamo d'accordo, ma almeno uno su cui non lo siamo, ed è la richiesta della fine delle sanzioni unilaterali", ha notato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Bocciatura piena per il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak: "Se si pretende di essere un attore globale, non si offre un piano irrealistico. Non si scommette su un aggressore che ha violato la legge internazionale e che perderà la guerra. Non è lungimirante. Cina, la finestra di opportunità non è infinita", afferma in un tweet.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dal canto suo, ha accolto con favore alcuni elementi della mossa cinese ma ha chiarito che solo il Paese in cui si sta combattendo una guerra dovrebbe essere iniziatore di un piano di pace, puntando ancora a incontrare Xi e notando che il piano di Pechino sembrava dimostrare che "c'è rispetto per la nostra integrità territoriale e per i problemi di sicurezza".
Il Dragone non appare però intenzionato a mollare la partnership "senza limiti" con la Russia. Ma rivendica la sua neutralità anche diplomatica. Lukashenko, il presidente bielorusso, che ha fatto sapere di aver avuto ieri "una lunga conversazione" con Putin, sarà a Pechino dal 28 febbraio al 2 marzo "su invito di Xi", ha riferito una nota della diplomazia cinese. Il fedele alleato di Mosca e il leader del Pcc hanno siglato una partnership strategica quando si sono visti nella città uzbeka di Samarcanda a settembre 2022.
Un anno fa la Bielorussia ha permesso alle truppe del Cremlino di usare il suo territorio come trampolino per aggredire Kiev. Lukashenko, a inizio mese, ha detto che il suo Paese era pronto a farlo di nuovo alimentando nuovi timori in Ucraina.
Sul fronte opposto Macron, invece, sarà in Cina "all'inizio di aprile": ha invitato Pechino a "premere sulla Russia" per porre fine alla guerra. La pace è possibile solo se "l'aggressione viene fermata, le truppe ritirate e la sovranità territoriale dell'Ucraina e del suo popolo rispettata.
Il fatto che la Cina si stia impegnando negli sforzi di pace è una buona cosa". Ma anche il capo dell'Eliseo ha chiesto "di non dare armi alla Russia". Anche l'Ue è impegnata a tenere un canale diplomatico aperto con il Dragone: come ha reso noto il ministero della Difesa cinese, giovedì a Bruxelles c'è stato un incontro tra una delegazione di suoi militari e quella della Nato, riavviando così "il dialogo e le consultazioni istituzionali" per la prima volta dallo scoppio della guerra ucraina e della pandemia del Covid.