Dopo le celebrazioni di ieri, per l’anniversario di una guerra che dura ormai da un anno senza sosta e che ha generato migliaia di vittime innocenti e diversi milioni di profughi, si ritorna a parlare di quello che succede sul campo di battaglia e sulle previsioni per il futuro del conflitto. Il presidente dell’Ucraina, Zelensky, ne è convinto: il 2023 sarà l’anno della vittoria e il primo obiettivo è quello di liberare completamente le regioni annesse alla Federazione Russa, ovvero la Crimea conquistata nel 2014 senza sparare nemmeno un colpo, e il Donbass, teatro di una guerra civile che dura ormai da almeno 8 anni.
L’obiettivo dell’esercito di Kiev è liberare questi territori in primavera. Sicuro di ciò, il vice capo dell'intelligence ucraina, Skibitsky, che ha dichiarato senza timore, "Ci fermeremo solo quando avremo ripristinato i confini del 1991”. Dall’altro lato, Vladimir Putin punta il dito verso l’Occidente e la Nato, colpevoli a suo dire di generare nuovi morti e di prolungare la guerra per il fatto di rifornire con armi e mezzi il governo ucraino. “La Nato è complice dei crimini”, ha infatti affermato il leader russo, che ha poi spigato come, “L’Occidente vuole dividere la Russia in piccole parti per dominarla”.
Nel dibattito sull’invio delle armi, a fare notizia è la presunta possibilità che la Cina, storico partner russo, possa fornire armamenti, in prevalenza munizioni, all’esercito russo. Ad affermarlo, è il capo della Cia Burns,
"Pechino pronta a fornire armi letali a Mosca, ma non ha ancora preso una decisione definitiva”. Lo stesso presidente degli USA, Biden solo pochi giorni ha aveva però dichiarato che non vi erano notizie certe di una possibile volontà da parte cinese di fornire munizioni alla Russia.