di Bruno Tucci
Pd, Elly Schlein stravince, ma il Partito, sconvolto dallo squasso, si interroga. Il voto, infatti, lo ha rivoluzionato. I vecchi dirigenti volevano Stefano Bonaccini, ma il popolo gli ha voltato le spalle.
Come a dire: con voi non contavamo più niente, allora meglio cambiare E' la prima volta che nel maggior partito della sinistra accade un fatto a dir poco sorprendente. Finora, era il vertice del Pd a dettar legge ed a "comandare" sugli elettori. Su questo nemmeno si discuteva. Nei gazebo, invece, è avvenuto l'esatto contrario e chi suggeriva (eufemismo) i nomi dei preferiti è stato travolto da quanti hanno voluto dire che "quel tempo" è finito.
Che cosa succederà adesso non è facile prevederlo. Gli sconfitti ingoieranno il rospo oppure daranno battaglia dividendo il partito a metà? La Schlein è convinta del contrario ed è certa che nel Pd tornerà il sereno e tutti insieme si costruirà una opposizione che darà del filo da torcere al centro destra ed alla presidenza del Consiglio. Sono parole di ottimismo quelle della neo segretaria, ma, passata la sbornia della vittoria, si cominceranno a fare i conti ed a verificare se gli sconfitti non reagiranno come qualcuno pensa.
Si affaccia il sostantivo dimissioni? No, al cento per cento, si risponde in via del Nazareno. Però un conto sono i discorsi pronunciati immediatamente dopo una clamorosa vittoria, un conto è la realtà. Il terremoto non lascerà i segni e darà la possibilità al nuovo vertice di lavorare in tranquillità oppure il braccio di ferro che ha lacerato il partito sarà ancora un danno per chi ha vinto?
Indipendentemente dalle rivalità che ancora potrebbero intralciare il cammino di Elly, la verità è che adesso chi è al timone della barca è proprio e soltanto lei. La Schlein si affanna a ripetere che non è più il tempo di una donna sola al comando del partito, ma se vorrà davvero dare un volto nuovo al Pd dovrà spesso remare senza alcun aiuto. In pochi mesi, il Paese ha dato una svolta alla politica. Svolta di genere: a Palazzo Chigi è approdata con tutti gli onori Giorgia Meloni, chi dirige l'orchestra dell'opposizione è anch'essa una donna che si affanna subito ad affermare: "Saremo un problema per il presidente del Consiglio". Dunque, la parità di genere ha avuto partita vinta, ora vedremo se entrambe saranno degne del posto che gli elettori hanno loro dato
Comunque la si voglia girare, la realtà è che con le primarie si è aperta una fase nuova della politica italiana. Le diversità sono subito venute a galla. Nella destra c'è chi sostiene che con le elezioni di domenica scorsa, il partito della Schlein ha mostrato il nuovo volto, o forse il vecchio. Insomma, il fantasma del Pci aleggia sulla testa della maggioranza e si ritiene che la svolta che Veltroni voleva dare al partito sia miseramente fallita.
Da che cosa è dipesa la vittoria della Schlein? Dal voto che anche i 5Stelle le hanno conferito. Questo può essere il preambolo di una nuova alleanza che potrebbe dare molto fastidio a chi guida attualmente il Paese. Al contrario, la Meloni cerca di gettare acqua sul fuoco delle polemiche.
Nemmeno un minuto dopo la vittoria del nuovo segretario il premier si è complimentato con lei ed ha aggiunto: "Speriamo che voglia guardare avanti e non indietro". Qual è il significato di questo messaggio? Vuole stemperare il clima oppure è un avvertimento a chi crede che sarà molto facile battere una maggioranza a parer loro traballante?
Le frecciate non accennano a diminuire neppure nel giorno che dovrebbe essere di riflessione non di guerra. A destra si è convinti che ormai Pci o non Pci, i "pieddini" sono defunti, mentre sull'altra sponda il leader della Cgil, Maurizio Landini, tuona: "Adesso chiederemo, per averla, una settimana di quattro giorni". Interrogativo: avrà mai pace questo Paese, chiamato Italia?