L'aeroporto napoletano di Capodichino sarà intitolato ad Enrico Caruso. Lo ha confermato il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, intervenuto all'incontro per i 150 anni dalla nascita del tenore napoletano.
E il 20 luglio sarà inaugurato il nuovo museo carusiano a Palazzo Reale, 500 metri quadri curati da Laura Valente nei quali saranno esposte fotografie, locandine, grammofoni, costumi, dischi d'epoca ed altri cimeli tra i quali i certificati di nascita e di morte prodotti dal Comune di Napoli, oltre a postazioni audiovisive musicali e cinematografiche.
Nel corso della suggestiva cerimonia svoltasi al museo Memus del teatro San Carlo, gli esperti carusiani Luciano Pituello e Ugo Piovano hanno raccontato un po' la storia del tenorissimo, con il conforto di ricca aneddotica e dell'ascolto di vecchi dischi su fonografi a tromba di legno, azionati a manovella.
E non poteva mancare un riferimento alla famosa leggenda metropolitana secondo la quale Caruso, ferito da una critica giornalistica (tra i reperti esibiti anche il ritaglio di quel giornale) dopo una recita dell' "Elisir d'amore" , giurò che non avrebbe più cantato a Napoli.
Cosa che in sostanza si verificò, ma che molti commentatori attribuiscono essenzialmente alla ricchezza di impegni superpagati del tenorissimo nei teatri di tutto il mondo e soprattutto a Metropolitan di New York dove Caruso tenne il cartellone lirico per 18 stagioni consecutive, oltre alle esibizioni di canzoni napoletane a beneficio soprattutto della nostalgia degli immigrati del Suditalia.
È certo invece che Caruso fu il primo divo a superare la vendita di un milione di copie vendute per la allora nascente industria di dischi. Ad arricchire la imminente mostra napoletana anche alcuni disegni del tenorissimo che era un abile caricaturista.
Il museo di Palazzo Reale sarà il secondo punto cittadino dedicato al tenore dopo la casa-museo dov'è nato, in via Santi Giovanni e Paolo.
Il museo di Enrico Caruso a Palazzo Reale di Napoli
di Adriano Cisternino