di Filomena Narducci*
Gentile Direttore,
Fare chiudere Gente d’Italia dimostra una chiara intenzione di voler indebolire ulteriormente la nostra collettività.
Ricordo diciott’anni fa, quando l’Ambasciatore Giorgio Malfatti mi informò (all’epoca ero rappresentante CGIE) che il Quotidiano sarebbe stato stampato e distribuito in Uruguay e mi chiese un’opinione.
All’inizio questa idea, seppur interessante, mi sembrò un po’ ambiziosa e con poca prospettiva per un paese piccolo come il nostro. Ma poi vedendolo uscire tutti i giorni, con lo stesso formato, appoggiato sempre in un quotidiano locale per la distribuzione, mi sono personalmente convinta, che col passar del tempo, si sarebbe trasformato in uno strumento prezioso per il lavoro e la crescita della nostra comunità, fondamentalmente per la diffusione dell’informazione ma anche come elemento portatore, nella società locale, della lingua italiana e della nostra cultura.
Ricordo sempre che è iniziato con una distribuzione più circoscritta alle grandi città fino ad arrivare a tutto il territorio nazionale e cioè anche ai piccoli e sperduti paesini dell’interno dell’Uruguay.
E’ uno strumento necessario per il singolo cittadino che con la lettura giornaliera (anche attraverso il sito) riesce ad avere le notizie provenienti dall’Italia in tempo reale.
E’ fondamentale per le nostre associazioni, perché nelle sue pagine, trovano la bacheca ideale per esporre le loro attività, raggiungendo in questo modo tutti gli associati e le confratelle associazioni a livello nazionale.
Per i pensionati e per noi Patronato che, di fronte ad una enorme disinformazione da parte degli organismi preposti, riusciamo molto spesso ad apprendere dalle pagine del vostro quotidiano, alcune notizie o iniziative che interessano questa categoria di cittadini.
Cancellare Gente d’Italia significa eliminare lo spazio dove la collettività può liberamente esprimersi, dove può raccontare le esperienze vissute, da dove può rivendicare il diritto ai servizi consolari e cittadini in tempo reale.
In poche parole significa cancellare una voce indipendente e libera (come piace dire a Lei), con la quale non sempre si è d’accordo. Alcune volte pure si litiga, ma sempre rispettando le regole democratiche dell’informazione, del pluralismo, del giornalismo vero.
Speriamo che questa ingiusta decisione, che penalizza fortemente la nostra comunità e che sopprime la fonte di lavoro dei giornalisti che fanno possibile questo progetto d’informazione, sia rivista al più presto e che venga garantito a noi cittadini italiani residenti in Uruguay il diritto costituzionale ad una informazione libera ed indipendente.
Con viva cordialità
*Filomena Narducci
Coordinatrice Nazionale Patronato INAS URUGUAY