di Giovanni Pizzo
Poi dalla Lombardia, una regione in Italia che di mare non sa un tubo, il diktat. La tragedia di Cutro ormai c'è stata, ma il problema rimane tutto, anzi viene rafforzato. "Lì prenderemo ovunque", recita il nuovo decreto, che parla di scafisti. Al di là che non siamo né la Cia né l'FSB, spostare l'attenzione ulteriormente sul contrasto di polizia, mette sempre più in secondo piano la Marina italiana, la sottomette ad una catena di comando, s/comando marittimo, di ordine giudiziario. Le conseguenze?
Molto semplici. Sia la GDF, sotto il controllo del MEF, sia polizia e carabinieri, hanno dei mezzi navali, ma è come paragonare la Coppa America al circolo canottieri dei Navigli a Milano, che non è nemmeno Portopalo. Perché se vi ricordate le immagini del salvataggio di Portopalo di qualche anno fa, lì c'è un popolo marinaro che si buttò in acqua per salvare i migranti.
I mezzi navali di ordine pubblico in Italia, oggi al comando della centrale di Pratica di Mare, in gestione ministero degli Interni, sono adeguati per il contrabbando di sigarette, o per fermare i pirati del mare domenicali che, con gommoni cafoni, irrompono sotto costa. Per multare qualche peschereccio che traffica tonno fuori quota, tutte operazioni che si svolgono in condizioni di mare a non alta difficoltà di navigazione. I mezzi hanno delle caratteristiche tecniche e non si possono modificare.
Quelli che hanno i mezzi adeguati, sono stati tenuti alla larga dalla cabina di comando, se no c'è il rischio che li vadano a salvare i migranti, perché loro sono come gli italiani navigatori, loro lo sanno fare il mestiere di marinaio. Escono dalla gloriosa Accademia militare della Marina italiana. Loro seguono le leggi del mare, immutabili nei millenni, che nessun decreto può scalfire. Loro i mezzi navali, che non sono piccole motovedette o piccoli pattugliatori, li hanno, ed il caso Diciotti o Gregoretti lo hanno reso palese.
Il governo ha deciso, mai più la vista di una nave della Marina arrivare in porto con dei migranti, neppure se il porto di sbarco fosse Savona o Trieste.
Questo è il risultato delle scelte burocratiche, quando la burocrazia serve per fare la cosa che sa fare meglio, essere inefficace. Perché se affondassimo i barconi, avrebbe disumano, anche se avrebbe il titolo di scelta politica. Invece cambiando, frantumando, la catena di comando, otteniamo un risultato, sfavorire i salvataggi, senza lasciare impronte digitali, tanto il resto lo fa il rimbalzo delle informazioni, confuse. Ci vai tu, no ci deve andare Pinco, chiamate Pallino, tocca a Sempronio, ma chi Caio ci è andato?
Eravamo un popolo di Santi, oggi molto meno, Poeti, qua di poesia ce n'è poca, e di navigatori lasciati in banchina. Oggi siamo un popolo di Questurini, prima di sinistra oggi di destra.