DI MATTEO FORCINITI
Da tanti anni l’Uruguay soffre il problema della mancanza di personale all’interno della sua cancelleria consolare. Nonostante l’apertura di una nuova sede fortemente sponsorizzata da un partito politico attraverso la disinformazione, l’emergenza dei servizi consolari oggi continua a farsi sentire enormemente all’interno di una popolazione sempre più indignata. Lo dimostra, ad esempio, la recente manifestazione di protesta organizzata al festival gastronomico promosso dall’Ambasciata dove un gruppo di cittadini ha portato alla ribalta il tema della mancanza di appuntamenti per la cittadinanza: oggi in Uruguay un diritto sancito dalla legge viene negato senza alcuna conseguenza in un sistema che si trova paralizzato come hanno ammesso le stesse autorità diplomatiche.
“L’Ambasciata oggi è sotto di due unità” ha affermato l’ambasciatore Giovanni Iannuzzi domenica al programma “Spazio Italia” su Radio Sarandí. “Stiamo aspettando da Roma l’invio di un contabile e poi abbiamo il concorso per l’assunzione di un impiegato che è stato appena aperto” ha spiegato dando la colpa a “un problema generale del Ministero degli Esteri per coprire le sedi estere” dato che “nell’ultimo concorso solo il 30% delle posizioni aperte nel mondo è stato coperto”. Ma queste due unità in arrivo riusciranno a migliorare davvero i servizi? Difficile crederlo alla luce del panorama attuale.
Le carenze sui servizi consolari sono evidenti a tutti. Eppure, il Ministero degli Esteri per l’Uruguay ha già individuato un’altra grande priorità: a breve a Montevideo verrà aperto un ufficio ICE come anticipato con grande entusiasmo dall’ambasciatore.
L’ICE è l’agenzia del governo italiano responsabile di promuovere il commercio estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane che cercano di espandersi all’estero. Fino ad oggi l’Uruguay è stato sotto l’ufficio di Buenos Aires competente anche per il Paraguay.
“Presto riceveremo un analista dell’ICE che avrà il suo ufficio in Ambasciata” ha spiegato lannuzzi dando grande risalto alla notizia. “A partire dal mese di aprile, dunque, avremo questa risorsa in più a beneficio delle attività commerciali tra i due paesi”.
Ma a quanto ammonta il volume d’affari tra i due paesi tale da spingere l’ICE a venire in Uruguay? “I dati sono stabili, sommando importazioni ed esportazioni si arriva a 500 milioni di dollari annuali con le esportazioni uruguaiane in Italia un po’ più alte rispetto alle importazioni: l’Italia compra principalmente polpa di cellulosa e materiali agricoli, l’Uruguay importa essenzialmente macchinari agricoli e prodotti veterinari per l’agricoltura ma c’è un potenziale interessante che si sta sviluppando. Noi stiamo aiutando a scoprire questo mercato e speriamo che con questo analista si possa migliorare” ha auspicato l’ambasciatore.
Poter contare su una risorsa in più a beneficio delle attività commerciali è senz’altro positivo. Prima o poi però ci si aspetterebbe anche qualche risorsa in più a beneficio di una comunità di 130mila persone a cui si dovrebbe aggiungere anche tutti quelli a cui si sta negando un diritto. Per l’ennesima volta ci chiediamo: qual è il compito dell’Italia in Uruguay? È solo quello di vendere prodotti e sbandierare il made in Italy senza che esistesse altro? Il Ministero degli Esteri ce lo sta confermando: prima ancora di cittadini qui ci sono consumatori, potenziali clienti a cui vendere di tutto.