La famiglia Berlusconi e quella Coin, avevano scommesso sul successo della catena americana Domino che ha sdoganato nel mondo la pizza all'ananas e ha provato a portarla nel Belpase. Senza successo, fino ad alzare bandiera bianca la scorsa estate.

Fatto sta che le 20 filiali del marchio presenti in Italia facevano capo a un concessionario, ePizza Spa, che ha dichiarato fallimento. Nell'ambito di una procedura concorsuale, si legge che "la pandemia di Covid-19 e le successive restrizioni prolungate hanno gravemente danneggiato ePizza".

Nei giorni scorsi si è aperta la liquidazione giudiziale e, come raccontato da affaritaliani.it, è così emerso che tra gli azionisti c'erano anche Luigi Berlusconi, ultimogenito di Silvio, Piero Coin (figlio di Vittorio dei grandi magazzini veneti ceduti anni fa ai private equity) e Raffaele Vitale, nipote del grande banchiere Guido Roberto Vitale, che ha fondato l'omonima banca d'affari tricolore.

Luca Giani, giudice del tribunale di Milano, ha avviato la procedura di liquidazione di ePizza spa nominando Danilo Cannella quale curatore e convocando i creditori per il prossimo 21 giugno per l'esame dello stato passivo. La liquidazione avviene dopo la bocciatura nel novembre scorso della proposta di concordato, da parte dello stesso tribunale.

Approdata in Italia nel 2015, la catena Usa - famosa all'estero anche per i condimenti "non tradizionali" sulle pizze - aveva aperto punti vendita tra Milano, Torino, Bergamo, Bologna, Roma, ed in Veneto.

Secondo l'ultimo bilancio disponibilie, che è quello 2021, ePizza a fronte di un fatturato di 10,5 milioni di euro aveva accumulato debiti per quasi 20 milioni, di cui 5,3 milioni verso banche. Il piano concordatario prevedeva il realizzo di 1,5 milioni a servizio dei creditori, anche grazie alla cessione di cinque punti vendita (con un incasso stimato in 400mila euro) ai rivali di "Runner Pizza".

A complicare i piani di espansione del gruppo, che ambiva ad aprire addirittura 900 punti vendita entro il 2030, sarebbe stata la pandemia, con la crescita enorme della concorrenza nel settore del food delivery che ha messo definitivamente in crisi la sostenibilità dei debiti e del business di e.Pizza e delle 29 filiali di Domino's.