Caro Direttore,
Come abbiamo giá piazzato come notizia in prima pagina, ci ha lasciato uno dei piú grandi giornalisti contemporanei della storia italiana: Gianni Miná. In questo breve racconto, voglio rendere omaggio ad grande amico di mio padre, con il quale ho anche condiviso alcuni pranzi e cene, anche a casa. Un piccolo di statura ma un enorme di spirito, di simpatia, di capacitá di analisi ma, soprattutto, come vero e proprio giornalista, di quelli che interpretano ció che vuole conoscere ogni cittadino.
Non potró mai dimenticarlo perché, quando il Direttore del GR Marco Conti mi "impose" di fare un'intervista a Fidel Castro, dopo quasi 2 anni di provare e riprovare, lo contattai e, dopo 2 mesi, l'accordo e l'intervista per uno speciale del GR1.
Gianni Minà nacque aTorino, 17 maggio del 1938 ed é morto a Roma il 27 marzo. Giornalista, scrittore e conduttore televisivo italiano, ha collaborato con quotidiani, settimanali italiani e stranieri, ha fatto centinaia di interviste per la RAI, ha dato il via e condotto programmi televisivi e girato documentari di successo sulla vita di grandissimi personaggi della storia ai quali conobbe e intervistó, come il Che Guevara, Muhammad Ali, Fidel Castro, Rigoberta Menchú, il Subcomandante Marcos o Diego Maradona. Scrisse 2 libri sulle sue interviste al suo amico Fidel Castro e mi raccontó, tanti anni fa: "Caro Stefano, Fidel è un personaggio ricchissimo da intervistare e vedrai che riuscirai a intervistarlo: io ti aiuto! Ma attento, é anche una specie di enciclopedia e quando gli fai qualche domanda un po' imbarazzante, non perde la calma, ti raggira e ti racconta quello che gli pare!".
Minà aveva un amore molto speciale per l'America Latina, come un altri grande giornalista RAI, anche suo caro amico, come Franco Catucci, anche lui amicissimo di Papá Luigi Casini. É stato redattore e direttore della rivista letteraria Latinoamérica e tutti i sud del mondo, nonché direttore della collana Sperling & Kupfer, Continente desaparecidos, dedicata a realtà e autori latinoamericani. Ha pubblicato molti libri sull'America Latina.
Nel 2003 è stato eletto nel consiglio della SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) e ha fatto parte del comitato che idea e realizza Vivaverdi, la rivista degli autori italiani.
Iniziava la sua carriera giornalistica nel lontano 1959 sulla rivista sportiva Tuttosport. Fu direttore dal 1996 al 1998. Nel 1960 era entrato in RAI come collaboratore ai servizi sportivi durante le Olimpiadi di Roma.
Nel 1965, dopo l'esordio al programma televisivo sportivo Sprint diretto dal mitico Maurizio Barendson, fece varie interviste e documentari per programmi come Tv7, AZ, TG Servizi Speciali, Dribbling, Odeon o Gulliver. Gianni, dagli anni '60-70, diventó uno dei piú popolari giornalisti sportivi italiani ed anche a livello mondiale, seguendo otto campionati mondiali di calcio e sette giochi olimpici, piú di una dozzina di mondiali di boxe, come quelli di Muhammad Ali in quel periodo. Ha prodotto una Storia del Jazz in quattro puntate, programmi sulla musica popolare centro-sudamericana e una storia sociologica e tecnica del pugilato in 14 puntate intitolata Facce piene di pugni.
È stato uno dei fondatori de L'altra domenica con Maurizio Barendson e Renzo Arbore. Nel 1976 lo ingaggió il Tg2 condotto da Andrea Barbato, raccontando la grande America del pugilato e dello spettacolo, cosí come i conflitti sociali delle minoranze etniche. In quell'epoca iniziavano anche i servizi sull'America Latina che hanno caratterizzato la sua carriera.
Nel 1981 il Presidente Pertini gli conferí il Premio Saint Vincent come miglior giornalista televisivo dell'anno. Dopo la sua collaborazione in due cicli di Mixer di Giovanni Minoli, inizia la sua attività di autore e conduttore di Blitz, un programma di Rai 2 che occupava tutta la domenica pomeriggio. Parteciparono grandi personaggi storici come Federico Fellini, Eduardo De Filippo , Muhammad Ali, Robert De Niro, Jane Fonda, Gabriel Garcia Marquez o Enzo Ferrari.
"La prima volta che lo intervistai – mi raccontó un giorno prima di ottenermi la mia intervista con Fidel– nel 1987. Mi promise almeno 8 ore per stare assieme perché gli dissi che volevo scrivere un libro sulla sua vita. Alla fine furono 16 ore e mi diede il tempo anche di fare un documentario di molto successo. Ricorda Ste, se ti dice mezz´ora.....puó darsi anche che stia con te piú di un'ora!".
Dall'intervista di 16 ore nacque appunto un documentario diventato storico che ispiró un libro pubblicato in tutto il mondo. Da quello stesso incontro nacque anche Fidel racconta il Che, reportage in cui il leader cubano racconta per la prima e unica volta l'epopea del Che. L'altra intervista a Fidel fu nel 1990, dopo la caduta del muro di Berlino. I due incontri sono stati riuniti più avanti nel libro Fidel. Il prologo della prima intervista con Fidel Castro la scrisse nientemeno che il Nobel Gabriel García Márquez, mentre il prologo della seconda è stato del grande scrittore brasiliano Jorge Amado.
Nel 1991 Miná si inventó un programma che intitoló Alta Classe, profili di grandi artisti come Ray Charles, Pino Daniele, Massimo Troisi, Chico Buarque de Hollanda e altri. É stato presentatore de La Domenica Sportiva, e ha ideato il programma di approfondimento Zona Cesarini. Altri successi di Miná furono: Un mondo nel pallone o i documentari, alcuni di carattere sportivo, su Nereo Rocco, Diego Maradona e Michel Platini, Ronaldo, Carlos Monzón, Edwin Moses, Pietro Mennea o Cassius Clay-Muhammad Ali, che Minà seguí e intervistó nella sua lunga carriera.Nel 1992 inizia un ciclo di lavori sul continente latinoamericano:
* Storia di Rigoberta sulla vincitrice del Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchú (assegnato a Vienna durante il summit per i diritti umani organizzato dall'ONU),
* Immagini dal Chiapas (Immagini del Chiapas) (Marcos e l'insurrezione zapatista) presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 1996
* Marcos: ci siamo (resoconto in due puntate sulla marcia degli indigeni Maya dal Chiapas a Città del Messico con un'intervista esclusiva al Subcomandante condotta insieme allo scrittore Manuel Vázquez Montalbán)
* Il Che quarant'anni dopo, ispirato alla storia umana e politica di Ernesto Che Guevara.
Nel 2001 Minà raccontó, in un lungometraggio di 70 minuti, la storia di Diego Maradona che intitoló "Non sarò mai un uomo comune", confessione-resoconto al termine dell'anno più tormentato della vita del calciatore.
Nel 2004 fece suo un progetto che portava avanti da quasi 11 anni, basato sui diari giovanili del Che Guevara e l'amico Alberto Granado quando, nel 1952, attraversarono in moto il continente sudamericano, partendo dall'Argentina e proseguendo fino al sud del Cile, il deserto di Atacama, le miniere di Chuquicamata, l'Amazzonia peruviana, Colombia e Venezuela. Gianni collaboró anche alla realizzazione del film ispirato a quell'avventura, intitolato I diari della motocicetta diretto da Walter Salles e prodotto da Robert Redford e Michael Nozik. Lo stesso film nel quale l'artista uruguaiano Jorge Drexler, ottenne l'Oscar come migliore musica. Un altro film che ottenne premi in grandi Festival cinematografici fu il lungometraggio "In viaggio con Che Guevara", in viaggio con l'ottantenne Alberto Granado rivivendo quella leggendaria avventura. L'ultima sua grande opera, nel 2011 fu Cuba nell'era Obama, un lungo viaggio inedito attraverso l'isola della Rivoluzione, dall'Avana, a Guantanamo e a Santiago, in un momento in cui si cercava di ottenere un cambio di politica da parte degli Stati Uniti nei confronti dell'isola e la sua Rivoluzione. Ma l'opera è anche un tentativo di raccontare Cuba attraverso le voci, le speranze, le frustrazioni ei sogni dei più giovani.
Dopo aver conosciuto "pezzi da novanta" che mi hanno insegnato tanto nel giornalismo, come Larry King, Gianni Miná o Marco Conti, lavorare oggi per GENTE D'ITALIA con un altro grande del giornalismo italiano come Domenico Porpiglia, per me é un grande onore. Anche da te, caro Mimmo, continuo ad imparare tanto.
STEFANO CASINI