Gente d'Italia

Israele, cioè? Come se domani da noi governo annullasse sentenze Corte Costituzionale

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di Alessandro Camilli

Israele, cioè che succede e perché? Facciamo che fosse Italia, il fare a facciamo che, come dicono i bambini, aiuta. Facciamo che il governo (oggi Meloni-Salvini-Berlusconi, ma fossero stati Letta o Conte o fossero in futuro altri ancora il racconto non cambia e neanche la sostanza) approntasse e portasse al voto in Parlamento una legge che dice: le sentenze della Corte Costituzionale si possono cancellare e respingere e annullare. E chi può fare questo? Il governo stesso. Corte Costituzionale sentenzia, sentenzi quel che vuole, il governo porta la sentenza della Corte in Parlamento. Dove, dice la legge che il governo prepara, basta la maggioranza semplice per respingere, annullare, cancellare la sentenza della Corte. E la maggioranza semplice il governo in Parlamento ce l'ha per definizione.

Quindi alla fine la Corte Costituzionale conta nulla, il governo tutto: il potere ultimo è del governo, sua l'ultima parola anche in termini di diritti e libertà costituzionali. Facciamo a indovinare che succederebbe in Italia di fronte ad un governo che stesse per varare una legge così. facciamo che in Italia accadesse quel che è successo in Israele: Mattarella che dice al governo di fermarsi, ministri del governo che fanno altrettanto e vengono perciò cacciati dal presidente del Consiglio, Anzi, facciamo a dirla ancora più terra terra: se la Corte è l'arbitro della partita che succederebbe in campo, sugli spalti, davanti alla tv se una delle due squadre varasse un regolamento in cui ha diritto di annullare e cancellare le decisioni dell'arbitro?

La linea rossa non sarebbe sottile, ma a furia di scolorirla...- La linea rossa che separa un sistema democratico caratterizzato da istituzioni di garanzia e di equilibrio dei poteri da un sistema che considera e valuta democrazia come ingombro o al meglio optional, non sarebbe poi tanto sottile. Ma a furia di scolorirla non la si vede più questa linea. Il solvente che la scolorisce è l'idea, diffusa, che la democrazia sia la sequenza: facciamo la conta, chi prende di più fa l'asso piglia tutto e fa come gli pare. La democrazia può non piacere (e a molti non piace, per averne un'idea misurare a spanne quanti tra noi dicono che Putin ha le sue ragioni) ma su una cosa è chiara: esiste, è stata inventata, ha come funzione primaria che nessuno faccia come gli pare. Anche e soprattutto se questo qualcuno è stato il più votato, anche e soprattutto se questo qualcuno ha vinto le elezioni, la democrazia è quel sistema di garanzie e libertà interconnesse in modo che chi vince le elezioni non sia onnipotente e sciolto da ogni vincolo.

In Israele sono al governo partiti i cui programmi e progetti di annessioni territoriali e di legislazione teocratica incontrano i limiti di qualunque Corte Suprema. Per questo il governo israeliano ha deciso una legge che stabilisca che la legge è il governo e che il governo non conosce legge superiore a se stesso. Per questo gran parte della gente di Israele, nazione e società che democrazia conoscono e in democrazia hanno vissuto, da 12 settimane sono in sciopero, lotta, protesta. Scioperano lottano, protestano i sindacati e gli industriali, gli studenti e i prof, il ceto medio e l'élite delle professioni, i riservisti che in Israele sono i cittadini che sorreggono in armi la nazione, i corpi speciali delle forze armate e i generali. Il governo ha rinviato di circa un mese, non ha rinunciato, i partiti dei coloni e delle scuole rabbiniche non vogliono rinunciare a farsi la legge da soli. Ecco quel che succede in Israele: il governo che ha come programma la rottamazione dell'unica democrazia del Medio Oriente.

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