Una novità regolamentare: l'Ifab, l'organo che scrive le regole del calcio, ha stabilito che dalla prossima stagione, prima di un rigore, "il portiere dovrà rimanere sulla linea di porta senza toccare la traversa, i pali e la rete. E non dovrà comportarsi in modo da distrarre ingiustamente chi calcia". Nel mind game per eccellenza, chi difende non potrà più mandare in confusione chi tira.
"Si è appesantito un ruolo che era talento e istinto, ma è da trent'anni che va così. Il gol - spiega Giovanni Galli, campione del mondo '82 - è la massima espressione di gioia, l'esaltazione di tutto. Lo si insegue a ogni costo per lo spettacolo, ma il portiere è costretto a pensare a cosa possa o non possa fare". La nuova regola del rigore manda in soffitta immagini e personaggi indimenticabili. Il portiere del Liverpool Dudek, che nella finale di Champions del 2005 ipnotizzò i milanisti Pirlo e Shevchenko muovendo braccia e gambe come un robot. Qualcosa di simile ha fatto l'argentino Martinez a dicembre: con smorfie, parole sussurrate e gesti ha mandato fuori giri Coman e Tchouaméni nella serie decisiva della finale mondiale con la Francia. Tutti allievi di Grobbelaar, che i tifosi della Roma ricordano per la Coppa Campioni persa col Liverpool nell'84, errori di Conti (alto) e Graziani (traversa). "L'ho incontrato molto tempo dopo in Sudafrica - racconta l'ex attaccante giallorosso - è venuto a scusarsi e a dirmi che non voleva essere irrispettoso o irriverente come lo avevano poi definito i giornali dell'epoca. Aveva fatto quel teatrino solo per parare il mio rigore. Gli ho detto di non preoccuparsi, che aveva fatto il suo dovere senza uscire dal consentito. Lo penso davvero, anche perché è il portiere in posizione di svantaggio. Non a caso si dice "rigore sbagliato" e quasi mai "parato"".